E a Milano la procura incassa: “Sentenza eseguibile”

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ROMA — Nessuna dichiarazione, nessun comunicato ufficiale. La procura di Milano, ancora una volta, sceglie il silenzio. Anche dopo che dalla Cassazione è arrivato ieri sera un importante risultato. L’ordine — o forse è meglio dire lo stile — è quello di non stravincere, come già avvenuto dopo i due primi grado di giudizio per il Rubygate 1 e 2. A imporlo, è lo stesso responsabile dell’ufficio, Edmondo Bruti Liberati, che si limita a sussurrare come, tecnicamente, «la sentenza di ieri sia materialmente subito eseguibile ». Stop. E sulle stessa scia si mettono i pm che hanno seguito, ormai da dieci anni, l’inchiesta: Fabio De Pasquale e il più giovane Sergio Spadaro. Ufficialmente sono in ferie. De Pasquale tornerà giovedì prossimo in ufficio, perché è inserito tra i turni, quelli di ordinaria giustizia.
Ma la decisione sancita ieri sera della Cassazione rappresenta un tassello decisivo. Non solo per Mediaset, ma anche per tutti gli altri processi al Cavaliere che si sono conclusi questi anni. Per capirne la portata è significativo prendere le parole usate, due giorni fa, dall’avvocato storico di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini. Pm e giudici milanesi, da sempre nel mirino per il cosiddetto «rito ambrosiano », nemici storici del Cavaliere e dei suoi legali. Artefici, a detta dell’arringa sentita anche davanti alla Cassazione due giorni fa, di «accuse fantasiose».
Le toghe milanesi in questi anni sono finiti nel mirino di plurime richieste di ricusazioni, istanze di trasferimento ad altre sedi, dichiarazioni pubbliche prive del minimo fair play.
Durante i processi in cui, soprattutto De Pasquale e Spadaro hanno battagliato, la procura si è vista forzatamente adeguarsi a cambi di leggi in corsa. Leggi ad personam che hanno abbassato l’asticella delle prescrizioni (l’ex Cirielli), ma anche il Lodo Alfano e quello sul legittimo impedimento,
che hanno impantanato il dibattimento, rimesso il giudizio alla Consulta, sminuito le convinzioni dell’accusa, allungato fino allo sfinimento i tempi processuali.
Ieri, la Cassazione ha definitivamente sancito che non c’è stata alcuna persecuzione. Anzi. Che i pm non hanno forzato la legge, compiuto abusi. «Il ricorso delle difese — aveva esordito nella sua requisitoria, martedì scorso, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonello Mura — va respinto perché le due sentenze conformi del Tribunale e della Corte d’appello di Milano sono privi di vizi». Di più, è stato sancito che l’imputato Silvio Berlusconi era l’ideatore di una consistente frode fiscale, nonché il beneficiario ultimo.
E così si può intuire come dietro il rifiuto di dichiarazioni ufficiali, i magistrati milanesi, ieri sera siano stati soddisfatti, vedendosi riconoscere il merito di aver svolto solo, e tra mille difficoltà, il loro dovere.


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