Dopo la Firem ci prova la Dometic le aziende delocalizzano di nascosto
FORLÌ — Il caso della Firem, l’azienda modenese che ha trasferito merci e macchinari in Polonia durante la chiusura estiva, fa scuola. Venerdì notte a Forlì è arrivato il bis: «Prima dell’alba — denunciano i sindacati — i dirigenti della Dometic hanno provato a svuotare la fabbrica». Il blitz, nello stabilimento dove si producono condizionatori per camper, è fallito «solo grazie all’intervento dei lavoratori e delle forze dell’ordine » che hanno “sorpreso” i manager del colosso svedese intenti a caricare i camion con la merce.
La scena, tra lo stupore e la rabbia dei dipendenti, accorsi sul posto, si è svolta alle tre di notte. Quando davanti ai cancelli della Dometic Italy è arrivato l’ad Marco Grimandi e due top manager svedesi del gruppo, accompagnati da una decina di persone (non dipendenti dell’azienda). L’obiettivo? «Caricare i generatori presenti nei magazzini in due stabilimenti presenti nella città» racconta il segretario forlivese della Fiom-Cgil, Michele Bulgarelli.
A quel punto, a ruoli invertiti, i lavoratori hanno avvisato carabinieri e guardia di finanza. Al loro arrivo, «abbiamo assistito a una scena paradossale nella sua gravità: quella di dirigenti di una multinazionale svedese che, comportandosi come ladri nel cuore della notte, cercavano di svuotare i magazzini». I carabinieri avrebbero perfino fatto stendere a terra un manager convinti fosse un ladro. Ma non si tratta del primo episodio. Da mesi, infatti, il presidio davanti ai cancelli dello stabilimento è non stop. Decisione presa da Fiom, Fim e Uilm dopo il recente annuncio dell’azienda, controllata
dal fondo d’investimento Eqt Partners, di voler trasferire la produzione in Cina. Mandando in mobilità l’80% dei dipendenti del gruppo, una settantina solo in Emilia Romagna, e chiudendo quattro delle cinque sedi italiane (resterebbe solo sito di Forlì che però cesserebbe la produzione). Da lì è partita la trattativa, con la promessa della Dometic di rimandare ogni decisione a settembre (i lavoratori nel frattempo hanno anche scritto all’ambasciatore svedese). Dopo l’episodio della scorsa notte, prosegue Bulgarelli, «abbiamo deciso di presentare un esposto in procura. Tutti i dipendenti sono in ferie,
quindi è impossibile che siano state emesse le regolari documentazioni per effettuare spedizioni e trasporto di merci». A colpire i sindacati è il comportamento «da cannibali» dei dirigenti svedesi che «non hanno mai trovato il tempo per partecipare agli incontri istituzionali, e invece si sono presentati di notte per svuotare la fabbrica assieme a persone prive di documenti d’identità».
L’attenzione resta alta anche sul caso della fuga “silenziosa” della Firem di Modena, società produttrice di resistenze elettriche. Ieri è arrivato un mezzo dietrofront da parte della famiglia Pedroni che ha deciso, dopo una riunione fiume con sindacati ed enti locali, di non chiudere lo stabilimento di Formigine. Ma l’azienda inaugurerà lo stesso il nuovo sito in Polonia, in cui ha trasferito i macchinari in estate. Archiviato per i 40 dipendenti anche lo “spettro” del trasferimento: le lettere che invitavano gli operai modenesi a presentarsi a settembre nella nuova sede polacca sono state stracciate.
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