by Sergio Segio | 21 Agosto 2013 15:03
Bradley Manning è stato condannato a 35 anni di carcere, dopo essere stato riconosciuto colpevole di 20 capi d’imputazione per aver fornito a WikiLeaks centinaia di migliaia di documenti e materiali riservati, che furono poi diffusi e pubblicati su Internet. Manning, che ha 25 anni, una settimana fa ha chiesto scusa[1] per le sue azioni: rischiava fino a 90 anni di carcere, la procura ne aveva chiesti 60. Manning è stato anche congedato con disonore. Agli anni da scontare andranno sottratti quelli che ha già trascorso in custodia cautelare. Manning potrà usufruire della libertà condizionata, durante la sua detenzione, secondo i termini previsti dalla legge.
Manning è stato condannato, tra le altre cose, per possesso non autorizzato di materiali di intelligence, furto e violazione delle regole sull’utilizzo dei dati informatici dell’esercito. Fu arrestato in Iraq nel maggio del 2010[2]: oltre a molti documenti, fornì a Wikileaks il video di un elicottero Apache[3] dell’esercito statunitense impegnato in un’azione a Baghdad nel 2007, in cui morirono 12 persone. Manning girò al sito di Julian Assange oltre 470mila rapporti su azioni di guerra eseguite in Iraq e Afghanistan e 250mila cablogrammi[4] tra il Dipartimento di Stato e centinaia di ambasciate statunitensi in tutto il mondo.
Dopo l’arresto fu tenuto in isolamento per quasi un anno e mezzo in un carcere militare di massima sicurezza in Virginia, formalmente per evitare il rischio di suicidio. La sua detenzione fece molto discutere e causò proteste negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo, causando anche le dimissioni dell’ex portavoce del Segretario di Stato P. J. Crowley nel 2011, dopo alcune affermazioni critiche nei confronti del Pentagono per come stava gestendo il caso.
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