Amnistia, alt del Pd. Lupi: non la chiediamo

Loading

ROMA — Verso sera, è il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, una delle «colombe» del Pdl, a chiudere il discorso: «L’amnistia per Berlusconi? Mai presa in considerazione», dice al Meeting di Rimini. Ma il segnale che, nonostante le aperture dei ministri Anna Maria Cancellieri (Giustizia) e Mario Mauro (Difesa), la strada fosse pressoché impercorribile, arriva già a metà pomeriggio dal Pd. Davide Zoggia, responsabile dell’organizzazione, è molto netto: «Il Pdl — denuncia — insiste nel cercare da noi ciò che non può ottenere, perché è contro la legge. È ora di dire basta. E di finirla anche con i continui ripescaggi dell’idea di amnistia per salvare Berlusconi. Sta diventando una storia indecente, oltre che imbarazzante per coloro che avanzano queste proposte».
E aggiunge, il deputato pd: «È il Pd o il Pdl a ritrovarsi con un leader condannato definitivamente per frode fiscale? È il Pd o il Pdl a pretendere che questo suo leader fuorilegge ottenga una specie di salvacondotto per continuare a fare politica?». Conclusione: «Il Pdl si assuma le sue responsabilità e la finisca di tirarci per la giacca. Noi faremo ciò che è giusto fare». Replica Maurizio Gasparri, Pdl: «Il linguaggio di Zoggia è intollerabile. Così si avvelena la vita democratica, si alimenta il caos, si dà luogo ad una campagna di odio. Questa condotta irresponsabile non può essere ignorata da chi ricopre ruoli di responsabilità». Anche Fabrizio Cicchitto ribatte: «Zoggia è un provocatore». Mentre Annagrazia Calabria chiosa: «Abbiamo sopravvalutato la maturità del Pd».
Dai Democratici, comunque, non trapela nessuno spazio di trattativa: «Il Pdl vuole affrontare non tanto le sorti della popolazione carceraria italiana quanto quelle di una sola persona, Berlusconi. È l’unica cosa che importa al Pdl, ma non è nell’interesse dell’Italia», dicono Danilo Leva e Sandro Favi, responsabili di Giustizia e carceri del Pd.
Ma anche negli altri settori del parlamento prevale il fronte del no. Persino a destra c’è chi si oppone. Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia, proveniente da An, si dice «contrario ai provvedimenti di amnistia: la sicurezza dei cittadini non può essere sacrificata per le inefficienze del governo Letta, sia che si parli di sovraffollamento delle carceri sia se si volesse trovare una via d’uscita alla condanna di Berlusconi». Gianluca Susta, capogruppo al Senato di Scelta Civica, aggiunge: «Non vedo strade per “salvare” l’ex premier. Berlusconi non può essere sciolto dalle leggi, e poi il problema riguarda soprattutto l’interdizione dai pubblici uffici, non la condanna. È altra cosa rispetto all’amnistia». Ma tra i «montiani» ci sono sensibilità diverse. Secondo il deputato Mario Marazziti «amnistia non è una parolaccia: certo, non deve avere una connotazione politica, ma il sistema carcerario è alla bancarotta e se non si fa nulla si danneggiano migliaia di persone». Anche Sel si schiera contro: «Siamo disponibili — dice Gennaro Migliore — a provvedimenti sulla condizione delle carceri, ma i reati più odiosi, quelli del colletti bianchi, quelli che, come nel caso Berlusconi, hanno prodotto l’accumulazione di ingentissimi fondi, vanno esclusi». Antonio Di Pietro (Idv) riconosce a Letta «di aver finalmente puntato i piedi». Mentre i «grillini» attaccano: «Basta con le pantomime tra Pd e Pdl. Il Movimento 5 Stelle sta con la legge e chiede il voto palese e compatto di tutto il Senato a favore della decadenza del pregiudicato condannato per frode fiscale, Silvio Berlusconi». Ribatte Elvira Savino, pidiellina: «Le reiterate e provocatorie prese di posizione di Pd e M5S rischiano di far degradare la Giunta delle elezioni a bar dello sport o, se si preferisce, a buvette dello sport». Mentre Gaetano Quagliariello, ministro pdl alla Riforme, lancia un segnale: «Non vogliamo la crisi di governo, prevalga il buonsenso. Credo che su un voto così importante saranno fatti tutti gli approfondimenti necessari». Proprio Lupi conclude: «Non facciamo ricatti al Pd ma chiediamo di guardare le carte nel merito e siamo sicuri che non potrà che votare contro».
Ernesto Menicucci


Related Articles

Rompere l’arroccamento

Loading

Ma davvero per la sinistra italiana sembra non ci sia altra soluzione che stringersi attorno a Bersani e Vendola, o al massimo sperare in Fabrizio Barca? Ma siamo proprio sicuri che, fuori da tutto questo, s’incontrano solo residualità  nostalgiche e agonizzanti o qualche saccente velleità  destinata a un’inesorabile irrilevanza?
Possibile che per l’esteso addensamento critico sparso in lungo e in largo nel paese l’unica possibilità  è fare un dispetto a Renzi o dare un dispiacere a Napolitano, altrimenti non gli resta che rassegnarsi e rinunciare?

Da Pio IX a Wojtyla, le notti insonni dei camerieri Quando ci fu la breccia di Porta Pia Giuseppe Zangolini non riuscì nemmeno a radere il Santo Padre

Loading

Quando si parla di cameriere o di maggiordomo del Papa, ovvero di una persona che lavora a stretto contatto con il Santo Padre, inevitabilmente si pensa alla Famiglia pontificia.

Se la sinistra ha paura di governare

Loading

La copertina del manifesto del 9 febbraio «Paura di vincere» e il titolo dell’articolo di Norma Rangeri del 21 gennaio, «Lo spettacolo della sinistra», aiutano a capire perché – sondaggi alla mano – una futura coalizione tra il centrosinistra e il centro di Mario Monti, per quanto controproducente rispetto alle esigenze del paese e autolesionistica per le forze progressiste, non sia più nemmeno il peggiore degli esiti possibili (si prospettano anche governi di unità  nazionale e/o un ravvicinato ritorno alle elezioni).

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment