Allarme terrorismo, chiuse le ambasciate Usa

by Sergio Segio | 3 Agosto 2013 6:16

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NEW YORK — Per trovare un allarme così esteso bisogna tornare indietro di due anni, al decimo anniversario dell’Undici settembre, ma questa volta il sistema di difesa americano supera anche quel livello: ventuno ambasciate chiuse domani e l’avvertimento ai turisti Usa di evitare zone a rischio per tutto il mese di agosto riportano indietro la paura ai tempi più cupi del terrorismo.
Giovedì pomeriggio il Dipartimento di Stato aveva annunciato con un comunicato sintetico che «alcune sedi diplomatiche rimarranno ferme il 4 agosto». Ieri sono usciti i dettagli. La lista conta 21 residenze sparse in tutta la fascia che porta dal Nord Africa sino all’Afghanistan, passando ovviamente per il Medio Oriente: dunque tra le altre Egitto, Algeria, Libia, Giordania, Bangladesh, Arabia Saudita e Yemen. Il presidente della Commissione Esteri, il repubblicano Ed Royce conferma alla Cnn: «Sono minacce serie e credibili». E una fonte di Washington citata dalla stessa televisione pronuncia la parola incubo: «È di nuovo in azione Al Qaeda. Le informazioni che abbiamo ci dicono che l’organizzazione starebbe preparando nuovi complotti: sono pericoli gravi e reali. I nostri servizi non hanno registrato le solite voci di sottofondo, quasi normali in quelle zone, ma piani allo stato avanzato». Come
sempre si incrociano le date simboliche: domenica compie 52 anni Obama, è la Lylet al Qadr, La Notte del potere che segna le fase finale del Ramadan e inizia il lungo conto alla rovescia nella commemorazione dell’attacco alle Torri Gemelle.
Sotto i riflettori dell’agenzia di sicurezza le cellule terroristiche che operano nello Yemen, oggetto tra l’altro nei giorni scorsi di numerosi raid portati avanti con i droni. Nel recente passato la cellula che opera nella Penisola Arabica, Aqap, è stata protagonista di due tentativi (senza successo) su grande scala: il cittadino nigeriano con l’esplosivo nel 2009 sul volo per Detroit e nel 2001 i progetti di pacchi bomba trasportati su aerei cargo.
Il Dipartimento di Stato spiega: «I cittadini americani continuano ad essere il bersaglio delle minacce dei gruppi estremisti. Per questo chiediamo loro di evitare i viaggi nei paesi a rischio e di tenerci continuamente aggiornati». Nel mirino dei terroristi i soliti obiettivi: mezzi di trasporto come aerei, autobus, treni e metropolitane, ma anche luoghi turistici come alberghi o discoteche. A preoccupare di più però sono le azioni contro le ambasciate, dove pesa drammaticamente il precedente di Bengasi dell’11 settembre del 2012, quando venne ucciso il capo della diplomazia Usa Chris Stevens. Anche in questo caso le possibilità di attacco sono multiple: dai kamikaze alle auto bomba parcheggiate davanti alle sedi. Oltre naturalmente alle manifestazioni di protesta, che orchestrate dagli estremisti, possono diventare — come insegna appunto il precedente libico — un pericolo mortale.
«Quando ci vedono deboli, attaccano », dice un esperto di questioni militari alla Fox.
Anche per questo Obama ha di recente autorizzato l’aumento dei marines destinati alla protezione delle sedi americane all’estero. Altri mille uomini che raddoppiano in pratica le forze, ma soprattutto che ne alzano il livello qualitativo. La Cnn infatti racconta come nella base di Quantico in Virginia sia cambiato il modo di addestramento dei militari per renderli più efficaci in scontri urbani. E gruppi di élite sono già dislocati nelle basi di Sigonella in Sicilia e di Rota in Spagna pronti ad intervenire con rapidità ed efficacia, perché come concordano tutti gli analisti: «La Casa Bianca non può permettersi un’altra Bengasi».

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