Ablyazov in cella in Francia. Rebus estradizione Dissidente o criminale?

by Sergio Segio | 2 Agosto 2013 6:48

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PARIGI — Le forze speciali francesi sono arrivate in tenuta antisommossa, a bordo di veicoli blindati e contando sulla ricognizione aerea, perché Mukhtar Ablyazov era protetto da guardie del corpo armate. «Una milizia privata», dice Solange Legras, procuratore capo presso la corte di appello di Aix-en-Provence. Ma durante l’operazione non è stato sparato un colpo, e gli agenti francesi hanno portato via l’uomo — braccato dalle polizie di Europa e Asia centrale — in maglietta e calzoncini corti.
Il cinquantenne uomo d’affari ed ex ministro kazako è un dissidente e perseguitato dal dittatore Nazarbaev secondo la definizione sua e dei sui famigliari, in particolare dei figli Madiyar e Madina (che ieri è accorsa al tribunale di Aix accompagnata dal marito); un criminale secondo le autorità del Kazakistan e i vertici della banca kazaka Bta, che accusano Ablyazov di avere trafugato oltre sei miliardi di dollari quando era presidente dell’istituto. Per chiarire quale parte sia preponderante, se il rifugiato politico o il truffatore, le autorità francesi lo tengono in detenzione provvisoria nel carcere di Luynes, a pochi chilometri dalla grande villa dove è avvenuto l’arresto a Mouans-Sartoux, il villaggio provenzale ribattezzato «Doha-sur-Mer» perché affollato di miliardari del Qatar.
Ieri mattina si è svolta la prima udienza, «abbiamo spiegato al signor Ablyazov quali sono le procedure per decidere della sua estradizione — dice il magistrato Legras —. Non esiste una convenzione di estradizione tra Francia e Kazakistan, mentre abbiamo un accordo con Ucraina e Russia, gli altri Paesi che avevano emanato un mandato di cattura internazionale. Abbiamo agito sulla base della richiesta ucraina, e adesso Kiev ha 40 giorni di tempo per inviarci un dossier. A quel punto i procuratori avranno cinque giorni per presentare Ablyazov ai magistrati inquirenti».
Significa che l’uomo potrebbe restare in custodia francese almeno per tutto il mese di agosto, e il procuratore capo Legras conferma che la decisione definitiva sull’estradizione non arriverà prima di settembre o ottobre. L’arresto è stato possibile grazie alla collaborazione molto attiva della Russia, che ha aiutato la polizia di Grasse a identificare Ablyazov sulla base dei tanti passaporti trovati nella villa, dei quali uno della Repubblica centrafricana «probabilmente falso», dice la Legras. Anche la moglie Shalabayeva, rispedita con la figlia in Kazakistan dopo il blitz di due mesi fa delle forze italiane a Roma, era stata trovata in possesso di un passaporto della Repubblica centrafricana: falso per gli italiani, autentico secondo il Paese africano.
Il presidente della banca Bta, Pavel Prosyankin, ha espresso il suo favore all’arresto di Ablyazov aggiungendo di avervi contribuito fornendo informazioni. L’ avvocato Bruno Rebstock ha rilanciato invece il tema del complotto: «Sta diventando una vendetta politica e personale contro la famiglia e i suoi sostenitori. Se il mio cliente non fosse un membro significativo dell’opposizione non saremmo perseguiti in modo così diligente».
In questo senso si è mossa anche Amnesty International tramite John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale. «Il governo italiano si è piegato alle pressioni del Kazakistan — ha detto ieri il rappresentante di Amnesty —, le autorità francesi devono fare attenzione a non commettere lo stesso errore. Non possono fare il lavoro sporco per conto del Kazakistan». Quanto al governo italiano, per il ministro degli Esteri Emma Bonino «quello che continua è l’attenzione ai diritti della signora. Sulla cattura del marito in Francia non ho commenti da fare».
Stefano Montefiori

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