Tanti sì al Quirinale. Critiche dal centrodestra
ROMA — Molti applausi, qualche critica. E la polemica tra il premier Enrico Letta e chi — tra Pdl, Lega, Cinque Stelle e Fratelli d’Italia — attacca le scelte del Capo dello stato: «Battute da formiche, che non possono nemmeno permettersi di parlare rispetto al gigante che è Giorgio Napolitano».
Le scelta dei quattro senatori a vita, fatta da Giorgio Napolitano, scatena reazioni diverse. I presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, parlano di «personalità di grande merito, esempio per le nuove generazioni». Secondo Guglielmo Epifani, segretario Pd, «la scelta è indiscutibile». Della stessa idea Luigi Zanda, capogruppo dei senatori democratici: «Personalità che hanno dimostrato l’eccellenza del nostro Paese». Dal governo, via Twitter, il ministro Maria Chiara Carrozza si dice «entusiasta» per la scelta di Elena Cattaneo: «Lei e Rubbia ci fanno onore». Alla ricercatrice si rivolge anche Pier Luigi Bersani: «Ha una vera e profonda passione civile».
Mentre Giuliano Pisapia sottolinea «il ruolo di Milano, dove sono nati Cattaneo e Abbado, ed ha studiato Piano». Il primo cittadino di Gorizia, Ettore Romoli, si rivolge a Carlo Rubbia («è nostro cittadino onorario, spero torni a farci visita»), Virginio Merola, sindaco di Bologna, telefona a Claudio Abbado (residenza onoraria sotto le Torri). Nomina, quella del direttore d’orchestra, definita dal sottosegretario al Mibac, Ilaria Borletti Buitoni, «una grande notizia per l’Italia, la cultura e la musica». E per Ignazio Marino, sindaco di Roma, «sono quattro persone che ci danno lustro». Mario Monti, anche lui nominato senatore a vita da Napolitano, si dice «onorato nel poter sedere a fianco a loro a palazzo Madama». Dario Fo ricorre ad un’iperbole: «Abbado merita di essere Re d’Italia, tanto è stupendo». Poi il premio Nobel attacca l’ex premier: «Ci sono migliaia di persone che meriterebbero cariche importanti, poi viene scelto uno come Monti».
Il centrodestra è diviso. Nel Pdl il ministro Gaetano Quagliariello parla di «ritorno all’idea dei padri costituenti». E Osvaldo Napoli aggiunge: «Napolitano ha usato le prerogative che la Costituzione gli attribuisce». Ma i «falchi» attaccano: «La nomina di Berlusconi — dice Daniele Capezzone — avrebbe rappresentato un reale atto di pacificazione». Elvira Sannino insiste: «La sua era una scelta scomoda, perché leader del centrodestra? Anche Napolitano, quando venne nominato, era un politico». E Francesco Giro risponde direttamente ad Enrico Letta sulle «formiche» attribuite a chi aveva criticato Napolitano: «Linguaggio inammissibile e fascistoide».
Mentre l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno fa dei distinguo: «Bene le nomine, ma mancano Riccardo Muti e Giorgio Albertazzi». Critici Movimento Cinque Stelle, Lega e i partiti di destra. Alberto Airola, senatore «grillino», su Facebook ironizza: «Piano, Cattaneo, Abbado, Rubbia saranno stipendiati senza essere stati eletti da nessuno. E vediamo come e se voteranno: avranno un atteggiamento critico o saranno i lacchè delle larghe intese?». Tema ripreso anche dal leghista Roberto Calderoli: «Vedo nel nostro futuro un Letta bis con rinnovata maggioranza». Matteo Salvini non usa mezzi termini: «Le nomine sono una presa per il c… per gli italiani che fanno sacrifici». Per Francesco Storace (La Destra) «la spending “deppiù” (alla romana, ndr ) ha contagiato anche il Quirinale». Mentre Giorgia Meloni si rivolge al Capo dello Stato: «Erano proprio necessari 4 nuovi senatori a vita con quello che costano 1.000 parlamentari in carica e non c’è un euro?». E dalla Toscana, dove è in vacanza, l’archistar Massimiliano Fuksas, fa i complimenti all’amico(ma rivale) Renzo Piano.
Ernesto Menicucci
Related Articles
Speranze romane
Roma.Il candidato del Pd chiude la campagna a piazza Farnese, simbolo dei diritti civili. Insieme agli amministratori che hanno «cambiato il modo di fare politica». Dalla capitale il nuovo corso del centrosinistra «per il Paese». Con i sindaci che si schierano con Ignazio Marino
Il rischio sotto la vittoria
È nel momento della vittoria che si annida il massimo rischio; ed è nel momento del massimo rischio che si annida la salvezza. Vale alla perfezione per la sinistra uscita vittoriosa dalla doppia prova delle amministrative e dei referendum. E dunque, se Nichi Vendola fa bene a rivendicare gli enormi spostamenti culturali realizzati nella “primavera italiana”, fa altrettanto bene Fabio Mussi ad ammonire che mai come a questo momento si addice il motto evangelico estote parati: bisogna stare pronti, e bisogna stare attenti. Perché, ecco, «cambiamento culturale e cambiamento politico sono collegati, ma sono anche asimmetrici»: e tutto il problema sta in questa asimmetria.
Pdl, scontro sulle larghe intese