Rivolta degli inquilini contro la Service tax e lo sconto rispetto all’Imu sarà di soli 54 euro

by Sergio Segio | 30 Agosto 2013 6:55

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ROMA — Una stangata. L’Unione inquilini, il sindacato degli affittuari, definisce così gli effetti della nuova Service tax, la tassa che da gennaio fonderà Imu e Tares. E trova subito una sponda dell’associazione studenti fuori sede, altrettanto allarmata. «Altro che piano casa, questo sembra un piano sfratti», tuona il segretario nazionale Ui, Walter De Cesaris. «Stimiamo una stangata media da mille euro per ogni inquilino a partire dal prossimo anno», calcola. La sua tesi è che «la maggior parte degli oneri della tassa saranno a carico di chi è in affitto». Tenuto conto che l’80% dei 3 milioni di inquilini, secondo dati Bankitalia, «ha un reddito sotto i 30 mila euro lordi annui» e che il 90% delle 70 mila sentenze annue di sfratto sono per morosità, «rischiamo uno tsunami di sfratti», insiste De Cesaris.
Gli effetti forse non saranno così catastrofici, ma la novità vera è che la Service tax sarà pagata da tutti: proprietari e non. «Voglio tranquillizzare gli inquilini, la tassazione complessiva si ridurrà», promette Baretta, sottosegretario all’Economia. Spiegando che il governo dal 2014 ci metterà 2 miliardi – «destinati ai Comuni» – e di conseguenza la nuova tassa varrà in media circa la metà dell’Imu (rifiuti esclusi). Poi ci sarà «un tetto massimo all’aliquota » applicabile. E quindi il superamento dell’Imu «non verrà scaricato sugli inquilini», anzi questi “calmieri” li tuteleranno. Quel che è certo, fin qui, è il federalismo insito nel nuovo balzello. Saranno i sindaci cioè a muovere le leve della tassa. Ancora più di ora. Il governo ha spiegato, due giorni fa, che la Service tax avrà due componenti: la Tari e la Tasi. La prima corrisponde alla tassa sui rifiuti. La seconda, ai servizi indivisibili. Ma il suo gettito totale, spiega Saccomanni, deve essere invariato per non creare buchi nelle casse comunali. Al netto dei 2 miliardi “offerti” dallo Stato.
Questo significa che la tassa sui rifiuti (per le utenze domestiche) non potrà valere meno di 4,5 miliardi annui. Anche se sarà adeguata, meglio di ora, al criterio europeo del “chi più inquina più paga”, così caro al ministro dell’Ambiente Orlando. Ad oggi però applicato solo da un pugno di città (occorrono metodi per “misurare” la quantità di rifiuti prodotta da ciascuna famiglia e far pagare meno i virtuosi). La tassa sui servizi invece, che ora vale 1 miliardo, crescerà di peso e arriverà a 3 miliardi. Perché andrà di fatto a sostituire metà del gettito Imu prima casa. Anche se i Comuni potranno scegliere di calcolarla sulla rendita catastale (come conviene ai grandi centri) o sui metri quadri (preferiti dai piccoli municipi). La Uil Servizio politiche territoriali, simulando i costi per una famiglia media, ha stimato per il 2013 un risparmio di 145 euro (tra Imu azzerata e rifiuti rincarati) rispetto al 2012. E un aggravio per il 2014 di 91 euro. Il prossimo anno pagheremo di più perché il confronto è con un anno, il 2013, di Imu zero (sempre che il governo trovi le coperture anche per la seconda rata). Se si fa il confronto con il 2012, il passaggio da Imu a Service tax (servizi più rifiuti) ci farà risparmiare, in media, “solo” 54 euro.

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