Letta: ora il governo non ha più scadenza

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ROMA — «Adesso possiamo guardare al futuro con molta maggiore fiducia». Un Enrico Letta in maniche di camicia, affiancato dal vicepremier Angelino Alfano e da mezza squadra di governo, scesa in sala stampa per spiegare le decisioni prese sull’Imu e sul resto, ostenta a tal punto la sua soddisfazione che, quando gli chiedono quanto andrà avanti l’esecutivo, risponde: «La giornata di oggi credo possa far finalmente finire le domande sulla durata del governo. Non c’è più scadenza».
Sono le 19.30, il Consiglio dei ministri è finito prima del previsto e ha approvato un pacchetto di misure che vanno dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa al rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, dal piano casa alla salvaguardia di altri 6.500 lavoratori esodati. Un lavoro «equilibrato», dice Letta, che va incontro alle richieste del Pdl e del Pd. «È una vittoria del governo, non del Pdl».
Il presidente del consiglio raccoglie l’approvazione di Alfano: «Faccio fatica a nascondere la mia soddisfazione, gli italiani dovevano pagare una tassa e non la pagheranno», esordisce in conferenza stampa. E subito dopo arrivano le parole del leader del Pdl, Silvio Berlusconi: «Promesso. Realizzato. Sull’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole il Popolo della libertà ha rispettato il patto con i suoi elettori e il presidente Letta ha rispettato le intese con il Pdl. Con la riforma di oggi invertiamo la rotta su un sentiero virtuoso di crescita: il valore degli immobili aumenta, il reddito aumenta, i consumi ripartono, si creano nuovi posti di lavoro, le aspettative sul futuro tornano ad essere positive».
Ma anche il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, approva: «Le decisioni prese dal Consiglio dei ministri costituiscono una soluzione equilibrata dal punto di vista sociale e delle emergenze. Il governo ha tenuto conto delle situazioni più difficili. Anche la scelta sull’Imu è corretta, soprattutto in vista della riforma e della trasformazione nel senso di un’imposta federale a partire dal prossimo anno». Fuori dal coro invece il terzo leader della maggioranza, l’ex premier Mario Monti che, a nome di Scelta civica, critica l’abolizione totale dell’Imu sulla prima casa che lui stesso aveva varato due anni fa. Si è trattato, dice, di un «cedimento pericoloso» alle richieste di Berlusconi «per far sopravvivere il governo». Una decisione, aggiunge, che realizza «un’apparente soddisfazione per i proprietari di case, che tutti i cittadini finiranno per pagare con piccoli aumenti di piccole tasse e con l’aumento dei tassi d’interesse». Accuse brucianti lanciate poco prima che il consiglio dei ministri si riunisse e alle quali Letta replica così in conferenza stampa: «È una riforma che difendo per il merito non per l’intesa politica. È un buon compromesso e una buona riforma che riguarda questo settore, aiuta l’edilizia, i comuni e la famiglia». Ma a ribadire la valenza politica della soluzione trovata ieri arriva una nota dei ministri del Pdl: «La cancellazione di una tassa ingiusta e recessiva è certamente un risultato di tutto il governo. A noi sia consentito un ringraziamento particolare al presidente Berlusconi», senza il quale «questo risultato non ci sarebbe stato».
Dall’opposizione il Movimento 5 stelle boccia senza appello il decreto: «La service tax promette di essere confusa, pasticciata, poco trasparente. E vedrà i cittadini nel solito ruolo di vittime destinate a risparmiare da un lato e a pagare di più dall’altro». Critiche alle quali aveva preventivamente risposto Letta in conferenza stampa, assicurando che «la service tax non sarà un’Imu mascherata». «Per nulla convinta delle soluzioni sull’Imu» si dice la Cgil, che giudica insufficienti anche le decisioni sulla cassa integrazione in deroga e sugli esodati, e per questo si prepara ad avanzare al governo forti richieste di taglio delle tasse sul lavoro e di modifica delle regole pensionistiche in vista della prossima legge di Stabilità.
Enrico Marro


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