by Sergio Segio | 28 Agosto 2013 6:48
ROMA — Il ponte è gia stato gettato dai giuristi. Dopo la proposta di Luciano Violante, che ha aperto alla possibilità di ricorrere alla Consulta, i dubbi di costituzionalità sulla legge Severino si sono già trasformati nei primi due pareri «pro veritate» che verranno nella giunta delle elezioni al Senato per la difesa di Silvio Berlusconi: uno firmato dai costituzionalisti Beniamino Caravita di Toritto, Giuseppe de Vergottini e Nicolò Zanon, l’altro dall’ex componente del Csm e ordinario di procedura penale, Giorgio Spangher. È su quel ponte che i «moderati» del Pd e del Pdl provano a verificare la possibilità di un incontro per evitare la decadenza immediata di Berlusconi da senatore, dopo la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale, e le conseguenze politiche, minacciate dal Pdl, di togliere il sostegno al governo. Dopo i contatti dei giorni scorsi, ieri c’è stato un incontro tra i moderati delle due parti per cercare una soluzione. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma questa convinzione da parte dei trattativisti del Pdl: «Le posizioni restano ancora distanti, però stiamo dialogando». Ed è già un passo avanti rispetto al muro contro muro di pochi giorni fa.
Nel campo pidiellino il più attivo è il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. Ma anche in quello del Pd si è attivata la compagine di governo che guarda con più attenzione alla tenuta dell’esecutivo, anche se consapevole della linea del partito, favorevole a votare «sì» alla decadenza di Berlusconi. Lo stesso presidente del Consiglio, Enrico letta, assieme ad Dario Franceschini, sta cercando di capire quali possibilità esistono di venire fuori al meglio dal corto circuito innestato dalla legge Severino, votata a larga maggioranza nella scorsa legislatura, mentre infuriavano le polemiche sulle liste pulite. Sulla sponda opposta a tentare un avvicinamento ci sono diversi tentativi.
Ma «l’incontro» deve passare comunque attraverso il voto in giunta per le elezioni, dove Berlusconi rischia, in base alla legge Severino, la decadenza immediata. Il Pdl mira a un rinvio degli atti alla Corte costituzionale. La battaglia giuridica sarà dunque fondamentale per dare un po’ di tempo in più al governo. «Il Pd voterà contro la decadenza di Berlusconi», azzarda il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi al Tg1. Al Pd abbiamo chiesto di non pensare al voto sulla decadenza come alla conclusione della perenne guerra di 20 anni contro Berlusconi ma di entrare nel merito».
Per aprire uno spiraglio all’«incontro» tra Pdl e Pd, saranno cruciali i pareri «pro veritate» che la difesa e il partito del Cavaliere hanno chiesto a molti giuristi di area e non. I primi arrivati già parlano di «norma intrinsecamente irragionevole». Capace cioè di mettere in conflitto potere giudiziario e potere politico. «O è incostituzionale la legge o lo è il decreto legislativo», si legge nel parere «pro veritate» di Zanon, Caravita di Toritto e de Vergottini. Spiegano infatti i costituzionalisti che, a differenza delle cause di ineleggibilità, «rimuovibili dall’interessato», le cause di incandidabilità sono definite e non modificabili. Quindi non possono essere che sottoposte ad una «mera presa d’atto del Parlamento che deve votare necessariamente per la decadenza dal seggio parlamentare del condannato». Ciò, secondo i giuristi, «urta frontalmente contro la libertà del Parlamento, prevista nell’articolo 66 della Costituzione». Se poi, al contrario, «si dice che la Camera è libera di valutare diversamente», obiettano, «la si costringe a violare una legge dello Stato», una scelta che «espone la Camera di appartenenza a un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri di fronte alla Corte Costituzionale, da parte dell’autorità giudiziaria».
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