Renzi lancia il piano «Detto Fatto»

by Sergio Segio | 27 Agosto 2013 6:21

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FIRENZE — Il suo rientro politico ufficiale sarà venerdì, alle feste dell’Unità di Forlì e di Reggio Emilia, ma Matteo Renzi non poteva mancare all’esordio in campionato della sua amata Fiorentina. Reduce da una vacanza in California, il sindaco di Firenze si prepara alla battaglia d’autunno. E la Fiorentina gli dà la carica, con una bella vittoria. Anche perché, come ha detto l’altro giorno, «Firenze è una città che può e deve sognare in grande. E non solo nel calcio».
Renzi sogna in grande e gioca su tre fronti, in perfetta sintonia con le tattiche di gioco del mister Montella, fatte di scambi in velocità e vocazione offensiva spumeggiante: lavora da sindaco, con una forte accelerazione alle opere cittadine, accompagnata dal varo della campagna «Detto Fatto»; si prepara alle primarie per il Pd, con una capillare presenza nelle feste democratiche (sarà presente a dieci, compresa quella nazionale il 1 settembre a Genova) e nei circoli; e infine, lavora sul territorio, rinforzando la rete di sindaci e di amministratori locali, per preparare la campagna finale, quella per la premiership contro il partito dell’apparato. Anche se, dice ai suoi, «il governo non cadrà a breve, sono ottimista sulla situazione, l’esecutivo Letta andrà avanti».
Al rinnovato stadio Artemio Franchi, Renzi arriva scamiciato, persino in anticipo rispetto al solito ed esulta abbondantemente. La Fiorentina di Andrea Della Valle ha fatto una campagna acquisti di livello e viene data da molti tra le favorite del campionato. Le similitudini tra la squadra e Renzi si sprecano. E così sembrano evocativi anche i lavori al Franchi, che hanno creato una tribuna dove per la prima volta i tifosi sono seduti all’altezza del terreno verde. Perfetta rappresentazione del desiderio di Renzi di rompere le barriere con i cittadini e con gli elettori (anche se, per la verità, allo stadio se ne sta in tribuna vip).
Il suo biglietto da visita per la leadership del Pd e la premiership, sarà il lavoro a Firenze. Per questo, da quando è tornato, lavora pancia a terra per ultimare i progetti pianificati negli ultimi mesi in città: pedonalizzazioni e piste ciclabili, il giardino verticale delle Oblate, i parcheggi sotterranei del Carmine e Brunelleschi, i cantieri stradali per i Mondiali di ciclismo. Ieri, camicia bianca e orologio «viola», ha effettuato alcuni sopralluoghi, in bicicletta, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. E ha discusso per tutto il pomeriggio con i dirigenti comunali per studiare il programma delle prossime realizzazioni. Una telefonata con Piero Fassino, per parlare dell’Imu, e nessun accenno pubblico a temi nazionali.
Il piano «Detto Fatto» sarà presentato in anteprima alla Festa democratica, ma poi andrà in tour nei teatri cittadini. Cercando di far dimenticare qualche recente giudizio poco lusinghiero, come quello dell’ex sindaco Leonardo Domenici (che alle primarie sosterrà Gianni Cuperlo), secondo il quale «la città non è cambiata» da quando lui era il primo cittadino.
Il percorso locale, naturalmente, è ormai solo propedeutico a quello nazionale. E così Renzi sta attivando tutti i suoi uomini per preparare al meglio il terreno, in attesa di sapere date e regole delle primarie. Cominciando da uno scouting in Sicilia, dove ha reclutato quattro sindaci di capoluogo su cinque, grazie anche all’attivismo dei fedelissimi Davide Faraone e Di Giorgi. Scouting che gli ha attirato anche qualche critica. Perché, nell’ansia di allargare il consenso, Renzi sta reclutando politici di lungo corso, come Enzo Bianco e Leoluca Orlando, e ha messo un po’ in disparte la rottamazione, slogan che lo ha portato alla ribalta. La battaglia d’autunno, dicono i suoi, sarà disseminata di trappole e mine, ma probabilmente sarà lunga. E Renzi non ha nessuna intenzione di dismettere il gioco offensivo e le puntate in contropiede. Come la sua Fiorentina.
Alessandro Trocino

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