Decadenza, si tratta sullo «schema Violante»
ROMA — Né pregiudizi, né violazione dei diritti della difesa di Silvio Berlusconi. Ha lasciato il segno lo «schema Violante», l’appello lanciato ieri sul Corriere dal «saggio» del Pd (della commissione sulle Riforme) ad ascoltare i dubbi tecnici sollevati da giuristi e rivendicati dal Pdl contro la decadenza immediata del Cavaliere. Come la legittimità di rivolgersi alla Consulta, o di interpellare la Corte di Lussemburgo. Giacché la legalità, ha ricordato Violante al partito legalitario, «impone di ascoltare le ragioni dell’accusato».
Così, all’indomani del richiamo, mentre il Pdl esulta con Francesco Giro («Parole incoraggianti che prefigurano un lodo»), in giunta si avverte una maggiore cautela per evitare strumentalizzazioni. Intanto Mario Monti, al Foglio , dice che non troverebbe «scandalosa» la grazia a Berlusconi «proprio per il ruolo che ha avuto». «La legge Severino — rimarca Monti — è stata votata a larghissima maggioranza, anche dal Pdl, nove mesi fa e nessuno sollevò obiezioni di costituzionalità; anzi, tutti sembravano desiderosi di mostrarsi rigorosi sui criteri di incandidabilità e decadenza: erano solo ragioni elettoralistiche?». E, pur riconoscendo «l’eccezionalità del caso Berlusconi», l’ex premier dice: «La sua condanna non può certo essere cancellata dal Senato, neppure nei suoi altri effetti di legge». Meglio un provvedimento eccezionale come la grazia.
Ma intanto cosa fare in giunta? I toni si sono fatti meno battaglieri. «Nessuno ha mai detto che strozzeremo i tempi o le ragioni della difesa», assicura la pd Rosa Filippin. Il regolamento è tassativo e stabilisce una procedura. Al fine di accertamenti eventuali il presidente può nominare un relatore o un comitato incaricato di fare l’istruttoria necessaria. Servirà a effettuare verifiche e acquisizioni. Poi si potrà ascoltare l’interessato o la sua difesa. E al termine si passerà al voto». «Non stiamo parlando — avverte Rosanna Filippin — di mesi, ma nemmeno di chiudere necessariamente tutto il giorno 9 settembre. Rispetteremo sentenza, regolamento e procedure». Nessun contrordine ufficiale, quindi: Berlusconi era e resta al di fuori della legge Severino. La linea del Pd è votare sì alla decadenza. Ma, come ha precisato ieri Guglielmo Epifani, «nessun giustizialismo».
Il nodo resta uno: il rinvio alla Consulta. Entro il 28 Berlusconi potrà presentare la memoria. Un parere giuridico in tal senso potrebbe essere allegato a quell’atto. Oppure richiesto successivamente dalla difesa o dal Pdl. Poi, dopo l’eventuale audizione del Cavaliere, la giunta voterebbe. E, ammesso che la proposta ottenga la maggioranza, potrebbe rivolgersi alla Consulta. Secondo Violante potrebbe farlo direttamente: «La Corte costituzionale ha ritenuto che il procedimento in giunta è di carattere giurisdizionale». Secondo il presidente emerito della Consulta Valerio Onida invece occorrerebbe un passaggio in Aula: «La giunta — spiega — prepara l’istruttoria e fa una proposta che dovrebbe essere in questo caso una vera e propria ordinanza, con l’indicazione delle norme costituzionali che si sospetta siano state violate, con la motivazione sulla rilevanza e sulla non manifesta infondatezza. Poi giudice è l’assemblea». Ma lui pensa che l’eccezione non sia destinata a essere accolta dalla Corte: «La legge Severino non stabilisce una sanzione, ma un requisito: per avere un Parlamento “pulito” si è ritenuto che non debbano esserci condannati».
Virginia Piccolillo
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