La povertà urbana interessa 1 persona su 7 nel sud del mondo

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In esclusiva da News from Africa
NAIROBI – Un nuovo rapporto ampiamente documentato incoraggia governi e donatori ad acquisire una conoscenza chiara della povertà urbana affinché possano affrontare il problema in maniera efficace. Il libro “Reducing Urban Poverty in the Global South” (Ridurre la povertà urbana nel Sud globale), realizzato da Diana Mitlin e David Satterthwaite per il britannico Institute for Environment and Development (Iied), sostiene che politiche mediocri e mancanza di impegno da parte delle autorità hanno contribuito ad accrescere la povertà urbana.

Diana Mitlin, docente dell’Università di Manchester, afferma: “Se vogliamo costruire un mondo migliore dobbiamo capire meglio l’esperienza dei poveri urbani. Dobbiamo capire cosa significa avere un basso reddito e subire discriminazioni di tipo salariale, spaziale, sociale e politico. Solo allora i governi, le agenzie per lo sviluppo e le organizzazioni comunitarie potranno lavorare con i poveri urbani per un miglioramento delle loro condizioni”.

Secondo il rapporto, a livello globale, una persona su sette vive in povertà in aree urbane, con l’Africa sub-Sahariana che presenta il numero più alto di persone che vivono in slums sovraffollati nei quali mancano acqua sufficiente, servizi igienici adeguati, assistenza sanitaria e scuole. In quelle aree le persone vivono in condizioni di povertà di vita e di lavoro, con salari bassi e diete inadeguate, che insieme contribuiscono a causare problemi di salute seri o morti premature. Il problema è aggravato dal fatto che i poveri urbani non hanno voce e nessun mezzo per influenzare le decisioni politiche che potrebbero favorire un miglioramento delle loro vite.

Il libro afferma che i governi e le agenzie umanitarie spesso non riescono a capire ed aiutare i poveri urbani per via del modo in cui definiscono e misurano la povertà, usando sistemi basati sulla “soglia di povertà di un dollaro al giorno”. Ciò sminuisce in maniera considerevole la portata e lo spessore della povertà urbana poiché in tante città i bisogni non relativi al cibo – come l’alloggio, l’acqua e l’accesso ai servizi igienici, alle scuole, all’impiego – costano ben più di un dollaro al giorno. “Il destino di miliardi di persone che vivono in povertà in villaggi e città in tutto il mondo avrà un impatto considerevole sullo sviluppo umano – afferma David Satterthwaite, ricercatore associato presso l’Iied -. Ma finché le autorità non avranno capito meglio il come e il perché dell’esistenza della la povertà urbana, le loro azioni faranno solo in modo che essa persista”.

Gli autori del rapporto suggeriscono un approccio pacifico alla risoluzione dei problemi associati alla povertà urbana, contrariamente alle violente proteste a cui si è assistito in alcuni paesi africani. Secondo gli autori, un approccio alternativo è emerso simultaneamente in diversi paesi negli ultimi 20 anni con gruppi di cittadini urbani a basso reddito residenti in insediamenti informali che si sono uniti per sviluppare soluzioni proprie a problemi di sviluppo urbano precedentemente difficili da gestire.

Secondo il libro, questo approccio ha visto milioni di residenti urbani organizzarsi in associazioni di quartiere che si riuniscono in confederazioni cittadine per negoziare redistribuzioni finanziarie ed investimenti di capitale con i governi locali, facendo loro promettere di investire tempo e sforzi per migliorare le proprie aree. “Questo mostra le capacità delle organizzazioni e delle confederazioni di poveri urbani non solo di sviluppare soluzioni molto più efficaci in decine di paesi ma anche di lavorare con i governi locali in maniera più ampia”, afferma Satterthwaite. (Traduzione di Sara Marilungo)

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