Il fronte dei mediatori trasversali e il paracadute del «Letta bis»

by Sergio Segio | 26 Agosto 2013 6:37

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ROMA — «Io continuo a non pensare che Silvio Berlusconi provochi la crisi di governo. Ma se la provoca…». A questo punto il senatore del gruppo «Gal», la pattuglia a cui tutti guardano nell’attesa di azionare il pallottoliere del possibile Letta bis, trattiene il fiato. Poi lo dice: «Se Berlusconi provocasse la crisi di governo, io penso che al Senato verrà fuori una maggioranza silenziosa. E che il Cavaliere, in questo caso, si troverebbe ad avere a che fare con molte sorprese e moltissime delusioni».
È il primo a venire allo scoperto. Il primo senatore eletto col centrodestra a parlare esplicitamente di una nuova maggioranza de-berlusconizzata. E non si nasconde dietro l’anonimato. Anzi. Il suo nome è Paolo Naccarato. È stato sottosegretario nell’ultimo governo Prodi ed è molto legato a Giulio Tremonti, che l’ha inserito nella sua «quota» nelle liste della Lega. E, soprattutto, è uno di quei democristiani doc allevati alla scuola di Francesco Cossiga.
«Sa perché dico che, secondo me, alla fine Berlusconi non staccherà la spina al governo? Perché, pensando a quello che ci aspetta al Senato, mi è tornata in mente come un piacevole ronzio una cosa che mi diceva Cossiga», racconta Naccarato. «“Vedi Paolo”, mi diceva, “sono tantissimi quelli che non hanno capito l’ultima metamorfosi di Berlusconi. Adesso pensa davvero al bene del Paese”. Sembravano parole esagerate. Eppure, negli ultimi anni, s’è sempre fermato prima di scombinare il quadro politico. Se lo facesse questa volta, avrebbe amarissime sorprese, a Palazzo Madama…», conclude il suo racconto.
In fondo, non è un’analisi troppo dissimile rispetto a quella in cui si esercita un altro ex giovane democristiano, in questo caso allevato alla scuola di Giulio Andreotti. Si tratta di Beppe Fioroni. «Attorno alla persona di Silvio Berlusconi c’è gente che si sta impegnando a incassare a fini personali il massimo del lucro», è la premessa dell’ex ministro. Esaurita la quale Fioroni sgancia un siluro all’interno del suo partito: «Io sono preoccupato più dei nostri che dei berlusconiani. Sono preoccupato dalla presenza sullo scacchiere di Massimo D’Alema e Matteo Renzi. Evidentemente, queste due persone non si sono rese conto che ci sono partite che sembrano vinte, come nel 1994 e nel 2013, e che poi invece si perdono. E sono guai…».
Il sospetto dell’ala «governista» del Pd a cui Fioroni dà voce, e neanche troppo velatamente, è che il tandem D’Alema-Renzi, in caso di resa dei conti, possa trascinare tutti alle elezioni. O puntare ad altre maggioranze che non siano quelle legate a un «Letta bis». E qui, nel famoso pallottoliere del Senato bisogna aggiungere almeno una cifra. Il numero 13, i senatori renziani che — nonostante finirono per votare col resto del partito — premevano per le dimissioni di Alfano dopo «il caso Kazakistan».
Il prodiano Sandro Gozi, che sta alla Camera e sostiene Renzi, infatti, sembra chiudere le porte a un «bis» dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi. «Io spero che il governo non cada. Ma se cade dobbiamo farne un altro che faccia almeno la legge di stabilità e la riforma elettorale. E visto che dovremmo darci una mossa anche su liberalizzazioni e lavoro — aggiunge Gozi — credo che si debba riprovare a dialogare con Sel e M5S. E il governo, in quel caso, non lo potrebbe guidare Letta».
«Il mister X», secondo i vendoliani di Sel, ci sarebbe già. E si chiama Matteo Renzi, il nome più citato nelle conversazioni private in cui Nichi Vendola parla di possibili scenari futuri. Anche se, da oggi, bisogna fare i conti con la prima uscita allo scoperto nel fronte del centrodestra. Con quella previsione in cui s’è cimentato Naccarato. Con quel sibillino richiamo a una «maggioranza silenziosa» che starebbe lì, pronta per un nuovo governo guidato da Letta. E i eri sera, alla festa democratica di Firenze, anche il candidato alla segreteria del Pd Gianni Cuperlo ha accennato al «dovere di cercare una diversa maggioranza se il centrodestra dovesse togliere la fiducia all’esecutivo».
Sempre che Berlusconi, alla fine, non decida di dare retta agli amici di una vita, da Gianni Letta a Ennio Doris, che premono perché non si vada alla rottura. E di far contento Fedele Confalonieri, che poco più di un mese fa — incontrandolo al matrimonio di Paola De Micheli — prese da parte Enrico Letta e gli disse: «Enrico, spero che il tuo governo duri molto, molto a lungo ».
Tommaso Labate

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