Nel Pdl è guerra aperta dopo il vertice di Arcore

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ROMA — «Quando una donna mette fuori la testa, ci sono i maschi che reagiscono. Secondo voi, se fossi stata un uomo, mi avrebbero attaccata così come hanno fatto? In questo Paese, quando una donna mette fuori la testa…».
Alle 9 di ieri sera, sfogandosi privatamente con amiche e colleghe, Daniela Santanchè apre quello che — probabilmente — diventerà un nuovo filone della guerra tra «falchi» e «colombe» in corso tra i berlusconiani. La «questione femminile».
La «Pitonessa» ha messo in fila la pila di dichiarazioni con cui ieri un pezzo del gruppo dirigente del Pdl, da Renato Schifani a Fabrizio Cicchitto, ha replicato alle sue ultime bordate. A prendere per buono lo sfogo notturno no, dice la Santanchè, «io non ho alcuna voglia di fare la guerra. E, se ci fate caso, non ho mai attaccato per prima nessuno. Semmai, ho risposto agli attacchi degli altri». In ogni caso, «dico e confermo che siamo un partito unito, convinto della dichiarazione firmata dopo la riunione di Arcore da Angelino Alfano. Abbiamo — aggiunge — un problema più grosso. Preservare l’agibilità politica del nostro presidente. Se altri sentono il bisogno di sfogarsi con me, che facciano pure. Io non ho problemi».
Il resto delle riflessioni serali della Santanchè rimanda alle posizioni ormai note della «Pitonessa»: «Dobbiamo reagire. Non possiamo continuare a stare nella stessa maggioranza dei nostri carnefici, non possiamo rimanere fermi rispetto ai giudici politicizzati, non possiamo fermarci rispetto al problema di Magistratura democratica». E via dicendo. Fino a quell’accenno di risposta alle polemiche della giornata di ieri. «Se fossi stata un uomo, mi avrebbero attaccata così come fanno?».
Già, gli attacchi. Nessun retroscena. Dopo le rivendicazioni della vittoria dei falchi all’indomani del vertice di Arcore, sulla Santanchè s’è scatenato il fuoco di fila di un pezzo del partito. Un pezzo significativo. «È davvero molto grave che si provi a dividere il Pdl in buoni e cattivi, in chi è sempre e comunque con il leader Silvio Berlusconi e chi manifesta dubbi e perplessità sulla strada da percorrere», ha messo nero su bianco in una nota il capogruppo al Senato Renato Schifani. Che, un attimo dopo, arriva a citarla direttamente, la Santanchè. «Il comunicato del segretario del Pdl Angelino Alfano, diffuso dopo la riunione di Arcore, avrebbe dovuto sconsigliare l’onorevole Daniela Santanchè dal fare affermazioni inopportune che possono danneggiare l’immagine unitaria del partito e rischiano, peraltro, di incidere negativamente sulle vicende che coinvolgono il presidente Berlusconi».
Sembra uno sfogo riservato. Invece è una nota pubblica. Come pubblica è la dichiarazione di Fabrizio Cicchitto. «Davvero singolare l’intervento dell’onorevole Santanchè. In primo luogo essa contraddice il testo finale di Arcore che afferma che il partito è unito e compatto, tant’è che ieri è stato delegato il segretario del partito Alfano a parlare per tutti. Ma — aggiunge l’ex capogruppo alla Camera — al di là di questo l’onorevole Santanchè, che è anche responsabile dell’organizzazione del partito, dichiara di esprimere le posizioni di una corrente di esso, i “falchi”. Ed elenca anche i nomi dei dissenzienti, dei non allineati, dei renitenti e degli incerti».
Una guerra senza quartiere, insomma. A cui si iscrivono a parlare in tanti, ieri. «Hanno ragione Schifani e Cicchitto, la Santanchè mina l’unità del partito», giura il deputato Sergio Pizzolante. «Santanchè fa solo il male del Pdl e non aiuta certo il suo leader», aggiunge il senatore Giuseppe Marinello. «Le parole della Santanchè sono inopportune e controproducenti», sottolinea il parlamentare Alessandro Pagano.
Per le colombe, insomma, non tutto il male vien per nuocere. «La Santanchè potrebbe averci fatto quasi un favore», dicono. Poi arriverà la contraerei della «Pitonessa». Che non vola in cielo con gli striscioni ferragostani ma viaggia sulle agenzie di stampa. «Gli attacchi all’amica Santanchè sono fuori bersaglio», sostiene Daniele Capezzone. «È sbagliato attaccare Daniela, ha ragione», sintetizza Stefania Prestigiacomo. E un altro siciliano doc, come Gianfranco Micciché, garantisce: «Daniela è leale e vicina a Berlusconi».
Falchi contro colombe. Santanchè contro Alfano. I siciliani che si dividono. Fino allo sfogo serale della Pitonessa: «In questo Paese, se sei donna e metti fuori la testa…».
Tommaso Labate


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