La «talpa» Manning: «Voglio diventare donna Ora chiamatemi Chelsea»
NEW YORK — Il giorno dopo la condanna a 35 anni di carcere per aver consegnato a Wikileaks settecentomila documenti riservati, l’analista militare Bradley Manning, «congedato con disonore», ha dichiarato di voler cambiare sesso. «Mi sento donna, voglio vivere da donna. Chiamatemi Chelsea», ha scritto in una lettera che è stata letta dal suo avvocato David Coombs al Today Show della Nbc. «Voglio che tutti conoscano chi sono realmente. Dato che mi sento così dall’infanzia, vorrei iniziare una terapia ormonale il prima possibile», ha continuato l’ex militare, aggiungendo di volere essere chiamato con il suo «vero» nome e di utilizzare nei suoi confronti «il pronome femminile». La volontà di Manning ha già incontrato le prime resistenze dell’esercito, che ha fatto sapere di non fornire né terapie ormonali né interventi chirurgici. «Tutti i detenuti sono considerati soldati e sono trattati come tali. Tutti i carcerati sono trattati ugualmente a prescindere dalla razza, dalla classe sociale, dall’etnia e dall’orientamento sessuale», ha dichiarato un portavoce.
La lettera segue di poche ore un’altra missiva di Manning diretta al presidente Obama, in cui il venticinquenne attivo in Iraq nel 2009, ha chiesto la grazia al Presidente. «Se la rifiuterà — si legge — sconterò la mia condanna, sapendo che qualche volta il prezzo da pagare è alto per vivere in una società libera». Nella lunga lettera, ha ricordato di essersi arruolato volontariamente nell’esercito ma di aver poi rigettato i metodi dei militari: «Ogni volta che abbiamo ucciso civili innocenti, invece di accettare la responsabilità per la nostra condotta, abbiamo deciso di nasconderci dietro il velo della sicurezza nazionale e delle informazioni classificate, al fine di evitare qualsiasi responsabilità pubblica». Il suo avvocato, che la prossima settimana inoltrerà una richiesta formale di grazia alla Casa Bianca con un appello personale di Manning, ha ribadito che farà tutto il possibile per assicurare al suo assistito una terapia ormonale.
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