Letta a Napolitano: il governo può farcela

Loading

ROMA — In quella che appare anche come un’estenuante partita psicologica, in cui i giocatori sono figure istituzionali e la posta in gioco è la stabilità del Paese, il capo del governo Enrico Letta ieri ha compiuto un altro passo: dopo aver ascoltato le richieste di Alfano e del Pdl, dopo averle giudicate irricevibili, si è recato dal capo dello Stato, ha spiegato la sua posizione, riferito una sintesi dell’incontro con il segretario del Pdl e discusso dei prossimi provvedimenti, alcuni per decretazione d’urgenza, del governo.
Al capo del Stato, secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha ribadito la sua posizione, la stessa rimarcata ad Alfano il giorno prima: il governo non ha alcun ruolo nella vicenda della sentenza contro Berlusconi, sarebbe un’anomalia se intervenisse sulla materia, non è nemmeno rappresentato in sede di Giunta che dovrà decidere sulla decadenza o meno, dalla carica di parlamentare, del Cavaliere.
Insomma Letta continua a pensare solo ai provvedimenti dell’esecutivo, con un occhio al consiglio dei ministri di oggi e soprattutto a quello della prossima settimana, in cui dovrebbe arrivare l’ultima parola sulla riforma dell’Imu. Continua a tenere distinti i due piani, quello politico e quello dell’agenda dell’esecutivo e, nonostante tutto, resta fiducioso che alla fine si troverà un modo per preservare la stabilità del Paese e non tornare alle urne: «Non ho piani alternativi, non penso ad altre maggioranze, penso soltanto a lavorare, ottimista che il governo riuscirà ad andare avanti», è la sintesi della posizione del premier.
In Napolitano il capo del governo ha trovato ascolto e conforto, oltre allo sprone ad andare avanti: al Colle non la pensano in modo diverso, il capo dello Stato ritiene che gli italiani di tutto abbiano bisogno fuorché di una nuova stagione elettorale e allo stesso tempo condivide l’analisi di Letta sulla materia specifica della decadenza. A differenza del presidente del Consiglio, Napolitano ha poteri di intervento, ma potrebbero essere esplorati ed analizzati solo dopo un’accettazione della sentenza stessa da parte di Berlusconi, come già rimarcato nel messaggio di qualche giorno fa della prima carica dello Stato.
«Noi non abbiamo la bacchetta magica e non ce l’ha nemmeno il capo dello Stato — dicono a Palazzo Chigi —. Si può chiedere tutto ma non quello che non è possibile. Siamo convinti che Berlusconi alla fine calcolerà bene le conseguenze di ogni sua posizione, oggi gli italiani vogliono l’uscita dalla crisi, vogliono maggiore capacità d’acquisto, non ne possono più dello scontro fra partiti o fra questi e magistratura. Confidiamo e siamo certi che anche Berlusconi la pensi allo stesso modo».
Forse è una punta di ottimismo eccessivo, forse è l’unica posizione che Letta ritiene di dover tenere. Di certo, a meno di colpi a sorpresa, non cambierà. E nel caso in cui Berlusconi provocasse veramente una crisi di governo anche i ministri, pur non in modo ufficiale, già discutono di varie ipotesi: da quella di un gruppo di senatori del Pdl che si stacca dal partito, in Senato, e dà vita ad una diversa maggioranza, a quella di un governo di minoranza che prosegue ancora per alcuni mesi, con i ministri pidiellini sostituiti da esponenti d’area, e ancora pochi mesi di governo, per cambiare in primo luogo la legge elettorale.
Ipotesi premature, esercizi che a Palazzo Chigi, nello staff di Letta, escludono in materia categorica di prendere in considerazione. Così come appare prematuro il dibattito su un’eventuale amnistia, che pure membri del governo stanno cercando di suggerire alla delegazione del Pdl: se Berlusconi accettasse la sentenza, dimettendosi, poi potrebbe schiudersi una stagione meno conflittuale, che potrebbe portare ad un’amnistia accompagnata da una riforma della giustizia.
Ma nessuno al momento è in grado di dire quali chance abbia questo percorso né di prevedere le mosse dell’ex premier, nemmeno coloro che nel Pdl, e non sono pochi, ritengono che alla fine prevarrà il senso di responsabilità.
Marco Galluzzo


Related Articles

Profughi, Lega e 5 Stelle all’attacco Il Pd: «Gli sciacalli si ritrovano»

Loading

Ieri 800 sbarcati in Italia, isole greche al collasso. Londra vuole chiudere il tunnel

Vanzina e Acli, i volontari e la Cisl

Loading

 DAI fratelli Vanzina al fondatore della comunità  di Sant’Egidio Andrea Riccardi, dal finanziere mondano Mario D’Urso al segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Negli ex studi cinematografici De Paolis, dove furono girati i film di Fracchia e Emanuelle nera, Accattone e Suspiria e dove ieri la “lista Monti” ha lanciato la volata verso le elezioni, il parterre è una fotografia del “nuovo che avanza”, ma la platea è un colpo d’occhio impressionante.

Incontro dei sindacati con un governo diviso : «Si mettano d’accordo»

Loading

A palazzo Chigi. Landini (Cgil): «Il governo deve essere uno, questo è un nodo che devono risolvere»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment