«Sembravano addormentati» I video dell’orrore dalla Siria

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GERUSALEMME — «Sembravano addormentati». Raccontano la stessa scena i soccorritori che sono entrati nelle case, hanno buttato giù le porte degli appartamenti, sono scesi nelle cantine dove le famiglie cercavano protezione dai bombardamenti. «Sembravano addormentati, distesi nei letti, immobili. Erano morti».
I video diffusi dall’opposizione siriana mostrano i cadaveri di bambini ancora con il pigiama, adulti in mutande e canottiera, allineati davanti a una moschea, nella corsia di un’ospedale. Nei filmati i medici cercano di rianimare con le mascherine per l’ossigeno chi è arrivato vivo, le vittime sbavano dalla bocca, hanno gli occhi arrossati. I ribelli accusano il regime di Bashar Assad di aver bombardato nella notte tra martedì e mercoledì alcuni quartieri a est della capitale, di aver riempito gli obici sparati dall’artiglieria con agenti chimici, gas assassini che avrebbero ucciso oltre 1300 persone (altre fonti calcolano 500).
I portavoce del governo negano, un ufficiale dell’esercito appare alla televisione di Stato per smentire l’uso di armi non convenzionali, un funzionario denuncia il complotto delle emittenti Al Jazira e Al Arabiya (di proprietà del Qatar e dell’Arabia Saudita, avversari di Assad): «Diffondono menzogne per influenzare la squadra investigativa delle Nazioni Unite».
I quattordici esperti sono a Damasco da quattro giorni. Aspettano di poter raggiungere le zone dove il regime e i ribelli si sono accusati a vicenda in passato di aver usato armi chimiche, come il villaggio di Khan al-Assal nel nord della Siria verso Aleppo. Adesso vorrebbero visitare Ein Tarma, Zamalka, Irbin (a est della capitale) e Moadamyah (a ovest), i quartieri periferici che sarebbero stati bombardati ieri con i gas. «Per poter intervenire in questo nuovo caso — spiega lo svedese Ake Sellstrom, alla guida del gruppo — uno Stato membro dell’Onu deve presentare una richiesta formale». Sellstrom precisa che il mandato della missione è scoprire se siano state usate armi chimiche, non chi le abbia lanciate.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato d’urgenza, il segretario generale Ban ki-Moon si dice «scioccato» dalle notizie che arrivano sulla strage, restano le divisioni nella comunità internazionale che hanno permesso ad Assad di essere ancora al potere dopo quasi due anni e mezzo di conflitto con oltre centomila morti.
La Russia (alleata del regime) chiede come tutti un’inchiesta ma perché è convinta che l’opposizione abbia manipolato le immagini e parla di «provocazione». Emma Bonino, ministro degli Esteri italiano, vuole «un’immediata verifica da parte degli ispettori presenti nel Paese». Il francese Laurent Fabius è sicuro: «C’è stata una strage che ha provocato centinaia di vittime, non è ancora dimostrato il bombardamento massiccio con gas nervini. Se verrà provato, si tratterà non solo di un massacro ma di un’atrocità senza precedenti».
La Casa Bianca condanna l’attacco e subito sottolinea «di voler lavorare per raccogliere ulteriori informazioni». L’uso di armi chimiche è la linea rossa fissata dal presidente Barack Obama per un eventuale intervento militare in Siria. Opzione che gli Stati Uniti considerano molto improbabile, come ha ammesso il capo dello Stato maggiore congiunto. L’amministrazione Obama — ha scritto il generale Martin Dempsey in una lettera di risposta a un deputato del Congresso — si oppone a un’azione anche limitata perché è convinta che i ribelli, se dovessero sconfiggere il regime e andare al potere, non sosterrebbero gli interessi americani.
Davide Frattini


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