Giunta, no di Stefano alla Consulta: c’è un precedente

by Sergio Segio | 21 Agosto 2013 6:44

Loading

ROMA — «Otto voti del Pd, quattro del Movimento 5 Stelle, uno di Sel: fa almeno 13. In più c’è Della Vedova di Scelta civica che da quello che dichiara mi pare che vada in questa direzione. Sui ventitrè componenti della giunta, la maggioranza è per applicare la legge Severino. Non ce n’è per cavilli o ricorsi alla Corte costituzionale non previsti dal nostro sistema giuridico: Silvio Berlusconi decadrà da senatore». Felice Casson, capogruppo pd nella Giunta per le immunità al Senato, rifà i calcoli e non ha dubbi. Le perplessità costituzionali sollevate da alcuni giuristi sulla legge Severino non cambieranno il destino in giunta dell’ex premier.
Lo stesso presidente Dario Stefano (Sel) ricorda che la giunta si è già espressa su eventuali ricorsi alla Consulta. «Ma fu proprio su azione determinata del Pdl a stabilire che non è nostro compito interrogarci sulla costituzionalità delle norme. Non compete a noi». Un precedente che pesa, spiega. «Il tema era un altro. Si stava decidendo su alcuni ricorsi sull’attribuzione del 3% dei voti. Ma l’orientamento, dato dalla forte iniziativa del Pdl, è ora agli atti». «Peraltro — aggiunge — nella riunione preliminare in cui abbiamo tracciato il percorso procedurale nessuno dal Pdl ha sollevato dubbi di costituzionalità sulla legge Severino».
Il Pdl non rinuncia a sperare in un accordo. Considerando un eventuale «no» a Berlusconi, quindi una situazione politica «di non ritorno», auspica una riflessione approfondita. Il ricorso alla Consulta potrebbe concedere 7-8 mesi di slittamento. «La fretta è cattiva consigliera», dice Ignazio La Russa. Mentre Fabrizio Cicchitto si augura che la giunta «sia neutrale e non si trasformi in un plotone di esecuzione». Altrimenti, minaccia la collega Elvira Savino, davanti a prese di posizione preconcette di Pd e M5S contro Berlusconi il Pdl sarebbe costretto «per impedire una dichiarata ingiustizia a bloccare i lavori della giunta evitandone la convocazione per oltre un mese onde indurre il Presidente del Senato a rinnovarne i componenti».
«La giunta non è un organo politico, ma equiparabile a un collegio di magistrati e nessuno può trasformarlo in un’arena», dice però il pdl Andrea Augello, che il 9 settembre dovrà fare le sue proposte alla giunta. Fra queste potrebbe esserci proprio il ricorso alla Consulta.
Ipotesi che sembra avere poche chance. Anche il ricorso dovrebbe essere votato e ottenere la maggioranza dei voti. Ma ripensamenti giuridici dell’ultima ora nelle file dei democratici non ce ne sono: «Me lo ha appena assicurato Luigi Zanda», riferisce Casson, bocciando l’idea, da ex magistrato. «Giureconsulti da corte si possono sempre trovare, ma come si fa a sollevare il conflitto? Il Parlamento dovrebbe dichiarare l’illegittimità costituzionale di un atto del Parlamento stesso? Ma è fuori dal nostro sistema. Sarebbe sicuramente respinto. Se il Parlamento non è d’accordo con una legge la cambia. Non fa ricorso a un altro potere delegando il proprio, quello di legiferare. Ma scherziamo?».
Virginia Piccolillo

Post Views: 161

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/08/2013-08-21-06-45-06/