by Sergio Segio | 17 Agosto 2013 6:27
ROMA — Mancano ancora 24 giorni alla seduta della giunta per le Elezioni del Senato — quella che dovrà discutere la proposta di decadenza (o di conferma) di Silvio Berlusconi condannato a 4 anni per frode fiscale — e già si fa incandescente lo scontro all’interno del Parlamento: da una parte tutto il Pdl fa quadrato intorno al Cavaliere, dall’altro Pd, M5S, Sel e Scelta civica che hanno pochi dubbi sulla procedura che porta alla decadenza del condannato. Per questo il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, che pure è considerato il capo delle «colombe» del Pdl, mette in guardia sulla tenuta della coalizione delle «larghe intese». Bastano le parole di Napolitano a blindare il governo Letta?, è stato chiesto al ministro dall’agenzia Ansa: «Non credo», è stata la risposta, «il governo deve respirare con i propri polmoni, deve esso stesso garantire la propria durata. Il presidente sta dando un contributo importante ma il governo non può che poggiarsi sulle proprie gambe». Come dire, la maggioranza che sostiene Enrico Letta non reggerebbe davanti a un voto contrapposto in giunta sulla decadenza di Berlusconi.
La giunta presieduta da Dario Stefano (Sel) è chiamata ad applicare la legge anticorruzione del 2012 (Monti, Patroni Griffi, Severino, Cancellieri) che impone la decadenza per le condanne superiori ai due anni. Il percorso che porta alla decadenza, però, Quagliariello lo vede come un labirinto e non come un rettilineo: «Credo che ci siano molte cose da approfondire, da chiarire, e credo che sia interesse di tutti farlo per bene. Non per sottrarsi alla deliberazione ma perché essa non abbia esiti predeterminati e avvenga con ogni cognizione di causa vista la delicatezza della vicenda e le conseguenze politiche».
Ma la proposta di rallentare, seppure con la scusa di approfondire, non è sostenibile in casa del Pd, che ha una base che scalpita. E infatti, a stretto giro di posta, il capogruppo Luigi Zanda attacca Quagliariello: «Il temporeggiamento è la strada sbagliata, specie su un argomento così delicato su cui anche la legge richiede una tempestività estrema». E poi, ha aggiunto Zanda parlando a SkyTg24, «c’è la legge Severino che prevede la decadenza se si è condannati a una certa pena, e la condizione di Berlusconi corrisponde a questa fattispecie e quindi porta alla decadenza».
Il Pd, dunque, tiene dritto il timone sulla rotta della decadenza ma non dice come aggirerà lo scoglio di una maggioranza dilaniata sulle sorti di uno dei suoi principali azionisti. Qualcuno nel Pdl pensa già al peggio: «Io non credo che l’essere o meno in Parlamento possa impedire al presidente Berlusconi di esercitare la sua leadership, che è riconosciuta in maniera compatta da tutto il partito», dice l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Il capogruppo Renato Brunetta insiste che «aprire una crisi in questo momento sarebbe da irresponsabili». E Pier Ferdinando Casini (Udc), che pure attacca «chi specula nel Pdl», dice che «chi destabilizzerà il governo ne pagherà le conseguenze».
Insomma, mancano ancora 24 giorni alla seduta della giunta e il clima sta ogni ora diventando più teso all’interno della maggioranza. Ma il presidente della Giunta Stefano (Sel), non ci sta a farsi trascinare sul terreno indicato da Quagliariello: «In giunta non ci sono maggioranze politiche ma solo maggioranze di merito. Quagliariello sbaglia quando parla di conseguenze politiche. Sbaglia perché la giunta deve rimanere, in un senso o nell’altro, sempre lontana dai condizionamenti esterni. Per questo ritengo inaccettabile il richiamo del ministro: se c’è una cosa che non deve fare la giunta, è proprio quella di preoccuparsi delle conseguenze dei propri atti. La giunta deve solo applicare con scrupolo la legge». E ai sensi delle prescrizioni introdotte nel 2012 dalla legge anticorruzione, precisa il presidente Stefano, «il senatore Berlusconi risulta incandidabile per almeno sei anni».
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