Grillo si schiera con Morsi: «Generali assassini»
I militari hanno preso il posto di Morsi senza nuove elezioni. Nessuno ha battuto ciglio. Ora è il tempo delle stragi, l’assassinio da parte dell’esercito di centinaia (forse migliaia) di civili che vogliono ripristinare la democrazia. Ma, ancora una volta, l’Occidente tace».
Il capo politico del Movimento, poi, passa all’analisi politica. «Morsi è stato sostenuto principalmente dai Fratelli musulmani, i cui membri sono massacrati in questi giorni per le strade e i loro corpi ammassati nelle moschee», dice. E attacca: «L’Onu è un fantasma che ricorda per la sua inconsistenza la Società delle Nazioni di prima della guerra». Grillo propone anche una sua soluzione: «Chi ha ordinato la strage va processato da organismi internazionali come è avvenuto in Serbia. Il governo dei militari va disconosciuto senza alcun distinguo. Nuove elezioni vanno indette al più presto. Per l’Occidente la democrazia è un concetto relativo, che si applica caso per caso, quando gli conviene».
Non è la prima volta che il leader Cinque Stelle posta sul blog opinioni sulla cronaca e sulla politica internazionale. In particolare il leader del Movimento, anche in passato, è sempre stato critico nei confronti dei Paesi occidentali, colpevoli di esportare «democrazia» (come scriveva nel settembre 2012?) con «i bombardamenti, con l’occupazione militare, con presidi, basi, portaerei». «Le primavere arabe volgono all’inverno — affermava —. Forse non ci sono mai state». Di diverso avviso era qualche mese prima. «La primavera araba si sta trasformando in primavera islamica», sosteneva nell’ottobre 2011.
Opposto anche il giudizio sullo scenario post elettorale nel Medio Oriente: «Le barriere cosiddette “laiche” contro l’Islam, da Mubarak a Gheddafi, stanno cadendo ovunque con l’aiuto, consapevole o meno, della Nato — scriveva —. I Fratelli musulmani hanno un ruolo sempre più importante in Egitto e i partiti islamici sembrano avviati a prendere il controllo della Libia». Allora, secondo il leader del Movimento, eravamo davanti a «una situazione che ricorda la caduta dello scià Reza Pahlavi e l’avvento di Khomeini». «Un’alleanza panislamica è oggi possibile, dal Golfo Persico all’Atlantico con tutte le conseguenze che ne possono derivare», ammoniva. Parole lontane, così come antica è l’attenzione del leader verso il continente africano. Nel febbraio 2002 era testimonial del convegno «Africa dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti». All’epoca disse: «Io l’Africa la conosco poco, come molti ne ho una conoscenza soprattutto televisiva». Poi precisò: loro «non hanno diritti, noi invece ne siamo schiacciati» .
Emanuele Buzzi
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