Samsung nel mirino del governo brasiliano «Sfrutta i dipendenti»

by Sergio Segio | 15 Agosto 2013 8:27

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Sono entrambe “market leader”, hanno cioè quote di mercato da pesi massimi: una è in testa con 215,8 milioni di smartphone venduti nel 2012 e il 39,6% del mercato, l’altra è seconda con 136,8 milioni di pezzi acquistati dai consumatori e il 25,1% della piazza mondiale. Eppure tutte e due le aziende, Samsung e Apple, sono accusate di sfruttare i lavoratori che assemblano e realizzano i loro prodotti tanto cool e così stravenduti in tutto il mondo.
L’ultima denuncia arriva dal Brasile: il ministero del Lavoro ha intimato a Samsung di pagare una multa di 250 milioni di reais (circa 82 milioni di euro) nell’ambito di un’azione civile per la durezza delle condizioni di lavoro nella fabbrica di Manaus, nella regione amazzonica. Il gigante sudcoreano dell’elettronica obbligherebbe gli operai a turni di lavoro massacranti di 15 ore al giorno, di cui 10 in piedi anche per 27 giorni di seguito. A questo si aggiungono richieste di ore di straordinario, nessuna pausa, niente riposo settimanale o ferie pagate. Basti pensare che la fabbrica conta 6mila dipendenti e nel 2012 oltre 2mila di questi hanno denunciato problemi di salute legati alle condizioni di lavoro. Non è il primo caso di questo tipo per Samsung, colpita nel 2011 sempre in Brasile, da provvedimenti per condizioni lavorative illecite. China Labor Watch, un’associazione sui diritti del lavoro di New York, ha accusato HEG Electronics (che assembla cellulari per la multinazionale coreana nella città cinese di Huizhou) di impiegare manodopera di bambini di età inferiore ai 16 anni. Samsung ha poi smentito con delle verifiche e ha annunciato ispezioni di 250 ditte fornitrici cinesi. Ma nel frattempo continua a essere bersagliata da cause di dipendenti che lamentano nelle fabbriche pericoli per la salute.
E non va meglio per Apple che con lo scandalo Foxconn ha appannato il mito trendy di Steve Jobs. Buona parte degli 1,2 milioni di dipendenti cinesi della società taiwanese tristemente nota come la «fabbrica dei suicidi», lavora soprattutto alla produzione di iPhone, iPad e iPod. O meglio lavorava, visto che Apple sta cercando di spostare parte del proprio assemblaggio al suo concorrente Pegatron. Ma anche per Pegatron non sono mancate le denunce di sfruttamento dei lavoratori. A gennaio dello scorso anno la mela morsicata è anche entrata a far parte della Fair Labor Association, un’associazione che collabora con le aziende per il migliorare la vita dei lavoratori.
«Siamo impegnati ad offrire ai nostri dipendenti in tutto il mondo l’ambiente di lavoro che garantisce i più alti standard del settore in materia di sicurezza, salute e benessere» ha fatto sapere ieri Samsung, rispondendo alle ultime denunce del governo brasiliano. Ma i consumatori si aspettano qualcosa di più da multinazionali che fanno miliardi di dollari di profitti (e oltretutto pagano poche tasse).
Corinna De Cesare

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