«Ucciso padre Dall’Oglio» Dalla Siria voci e angoscia

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Stavolta le voci giungono dall’«Osservatorio siriano dei diritti umani» di Londra, che negli oltre due anni trascorsi dall’inizio delle rivolte anti-regime ha sviluppato una rete di contatti tra i ribelli. «Attivisti nella città di Raqqa, vicini a padre Paolo, hanno confermato che il gesuita italiano, messaggero di pace, è stato ucciso — ha affermato ieri l’Ong — nelle prigioni dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante». Padre Dall’Oglio, costretto nel giugno 2012 a lasciare la Siria dopo 30 anni, per via dell’opposizione al governo di Damasco, era rientrato illegalmente dalla Turchia per compiere «una missione», aveva scritto il 27 luglio su Facebook. Gli attivisti di Raqqa si dicono certi che avesse appuntamento con Abu Bakr Al Baghdadi, il capo dello «Stato islamico dell’Iraq e del Levante» per discutere della liberazione di ostaggi e della sempre più difficile convivenza tra gruppi e confessioni nella zona. Il gruppo di Baghdadi, legato ad Al Qaeda, è diventato egemone nella zona e — secondo alcune fonti — avrebbe un centinaio di prigionieri, tra cui siriani alauiti (la minoranza del presidente Assad), curdi e cristiani, e avrebbe chiesto riscatti alle famiglie.
Lo stesso Osservatorio aveva espresso scetticismo, due giorni fa, quando la notizia della morte di Dall’Oglio era stata riferita da Lama Atassi, attivista anti-regime del «Fronte nazionale siriano», che sta a Parigi. Ora l’Ong dichiara di avere fonti attendibili e chiede a tutte le forze dell’opposizione di fare pressione in modo che «gli assassini possano essere puniti, e che il corpo venga restituito per la sepoltura». Il portavoce Sipan Hassan aggiunge però al telefono che sono ancora in corso le verifiche e non ci sono foto, video né altre prove materiali.
Quel che è certo è che le voci si moltiplicano. Un giornalista libanese di origini palestinesi, Yasser Balata, ha detto ieri al Corriere che «alti dirigenti dell’Esercito siriano libero a Raqqa hanno maturato la certezza che Padre Paolo Dall’Oglio sia stato ucciso». I dirigenti, dei quali il giornalista non vuole fare i nomi, sostengono di aver intavolato contatti con emissari di Bagdhadi. Questi ultimi hanno negato di averlo mai incontrato, reticenza che secondo alcuni fa temere il peggio. Nonostante le voci, però, in una piazza di Raqqa si svolgono tutte le sere veglie con candele accese, aspettando il ritorno di «Abuna Paolo».


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