by Sergio Segio | 15 Agosto 2013 7:31
Arresti domiciliari o servizi sociali
La scelta a ottobre L a Cassazione ha condannato Berlusconi a 4 anni di carcere per frode fiscale. La pena da eseguire è stata ridotta a un anno per effetto dell’indulto per cui anche il Cavaliere (grazie al decreto svuotacarceri) rientra tra quei condannati che possono optare tra la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali. L’ex premier ha detto che è pronto ad andare in carcere ma anche il capo dello Stato ha dovuto ribadire che «la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva arrogatagli e sancisce precise alternative che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto». Se Berlusconi non eserciterà l’opzione, il 15 ottobre il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati adotterà una seconda sospensione dell’ordine di carcerazione per consentire al magistrato di sorveglianza di Milano di ordinare d’ufficio (decisione presa de plano senza convocazione delle parti) la detenzione domiciliare. Berlusconi ha eletto domicilio in via del Plebiscito per cui sarà il magistrato di sorveglianza di Roma a stabilirne le modalità: come successo per Gianstefano Frigerio (Forza Italia), Berlusconi potrebbe essere autorizzato a partecipare alle sedute del Senato (sempre che prima non scatti la decadenza).
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Il Senato è a rischio E gli atti di clemenza
non potranno influire La decadenza da senatore per incandidabilità sopravvenuta è il primo scoglio che deve affrontare Berlusconi anche perché — come ha precisato Dario Stefano, presidente della giunta delle Elezioni del Senato — «l’eventuale grazia che potrebbe concedere Napolitano non c’entra nulla ai fini dell’incandidabilità perché la grazia interverrebbe sulla esecuzione della pena principale e non sugli effetti della condanna». La condanna a 4 anni per frode fiscale, dunque, fa scattare la scure della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione) che stabilisce la incandidabilità (e quindi la decadenza per gli eletti) dei condannati a pene superiori ai due anni. Lunedì 9 settembre, la giunta del Senato ascolterà il relatore Augello (Pdl) che ha tre strade davanti a sé: 1) chiedere la decadenza di Berlusconi; 2) chiedere la convalida della sua elezione; 3) rimettersi alla giunta e chiedere un supplemento di istruttoria. Nel primo caso, se la giunta approva la decadenza, si apre un procedimento di contestazione a Berlusconi che avrà 10 giorni per le controdeduzioni e la possibilità di essere ascoltato in udienza pubblica. La decisione della giunta (presa in camera di consiglio) passa poi all’aula che vota entro 30 giorni. Nel secondo caso (convalida), la proposta se accolta dalla giunta passa all’aula; se invece la convalida è bocciata, si cambia relatore.
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Domanda necessaria Ma potrebbe restare
la sanzione accessoria La grazia è una prerogativa del capo dello Stato che, però, è stato chiarissimo: «La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell’esercizio di quel potere… si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda». Dunque, resta da vedere se Silvio Berlusconi ha intenzione di avviare con un passo formale il percorso indicato da Giorgio Napolitano che, eventualmente, dopo un’approfondita istruttoria, porterebbe alla concessione di un atto di clemenza individuale. Uno degli avvocati di Berlusconi, Piero Longo, ha detto (e poi ritrattato) che Berlusconi prima o poi chiederà la grazia: «Bisognerà vedere che tipo di provvedimento di clemenza verrebbe concesso». Agli avvocati del Cavaliere, infatti, interessa molto che l’effetto di un’eventuale grazia presidenziale riguardi anche la pena accessoria (che deve essere ancora ricalcolata dalla corte d’appello di Milano) dell’interdizione dai pubblici uffici. La nota di Napolitano, invece, si riferisce a un «eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale».
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Cancellato per 6 anni dalle liste
L’ipotesi del Tar L’incandidabilità di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni è uno spettro che agita non poco i vertici del Pdl. La norma in questione è contenuta nell’articolo 13 del decreto attuativo della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione): «L’incandidabilità alla carica di deputato, senatore e membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, derivante da sentenza definitiva di condanna…, decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza stessa e ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici comminata dal giudice. In ogni caso, l’incandidabilità, anche in assenza della pena accessoria non è inferiore a 6 anni». In altre parole, stando alla lettera della legge, già oggi, se ci fossero elezioni anticipate, il condannato Silvio Berlusconi sarebbe incandidabile. Il divieto è tassativo? Secondo una scuola di pensiero (diffusa nel Pdl), il condannato potrebbe candidarsi e poi essere giudicato ineleggibile dalla giunta del futuro Parlamento. Ma l’articolo 2 della legge anticorruzione sembra sufficientemente chiaro: «L’accertamento della condizione di incandidabilità alle elezioni […] comporta la cancellazione dalla lista dei candidati». Il senatore Nitto Palma (Pdl) ha ipotizzato che contro questa decisione si possa ricorrere al Tar.
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Un nuovo giudizio ricalcolerà il bando
dai pubblici uffici La Corte di Cassazione, nel condannare Berlusconi a 4 anni per frode fiscale, ha anche chiesto alla corte di Appello di Milano di ricalcolare la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. I giudici milanesi attenderanno il deposito della motivazione della sentenza della Cassazione (ci sono 30 giorni ma la prassi concede fino a 60 giorni, quindi fino al 30 settembre), e poi fisseranno il ruolo per l’udienza che potrebbe svolgersi a gennaio o a febbraio del 2014. Scontato il ricorso in Cassazione della difesa di Berlusconi ma poi, già in primavera del prossimo anno, potrebbe arrivare il verdetto della Suprema Corte anche sulla pena accessoria: se condannato definitivamente, il Cavaliere sarebbe interdetto dai pubblici uffici da 1 a 3 anni. Ma non è ancora chiaro se la pena accessoria si somma o si fonde con gli effetti (incandidabilità/ineleggibilità) della legge Severino. Per l’avvocato Raffaele Della Valle la soluzione risolutiva è quella della commutazione della pena (una sorta di mini grazia concessa dal capo dello Stato) che « spazzerebbe via anche la pena accessoria e gli effetti della legge Severino».
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L’affidamento in prova cancella la pena
Dubbi sull’eleggibilità E se davvero Berlusconi accettasse la messa in prova con affidamento ai servizi sociali? In alternativa ai 9 mesi di detenzione domiciliare (frutto dello sconto — 45 giorni ogni 6 mesi — per «buona condotta»), il condannato per frode fiscale potrebbe scegliere di compiere un percorso di rieducazione lavorando presso una cooperativa che si occupa, ad esempio, di recupero dei tossicodipendenti. Questa scelta congela l’esecuzione della pena che, all’esito positivo della messa in prova, verrebbe completamente cancellata. C’è chi sostiene che, allo stesso modo, l’esito positivo della prova elimina anche gli effetti penali della sentenza di condanna: primo tra tutti, quello innescato dalla legge Severino-Patroni Griffi (anticorruzione) che già entro ottobre potrebbe portare il Senato a votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare. Lo stesso varrebbe per l’incandidabilità alle prossime elezioni. Ma Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle camere penali, non è d’accordo: «L’incandidabilità non è un effetto penale né una pena accessoria per cui non può essere cancellata neanche dall’esito positivo di un eventuale affidamento ai servizi sociali».
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La pratica sul giudice non modificherà il verdetto definitivo Lo stato maggiore del Pdl confida che il Consiglio superiore della magistratura quanto meno «tiri le orecchie» al giudice Antonio Esposito. A lui, presidente del collegio della Cassazione chiamato a giudicare Berlusconi, viene contestata un’intervista al Mattino in cui si parla anche della sentenza prima ancora del deposito della motivazione. Ora quella intervista, per iniziativa dei tre consiglieri laici del Csm eletti su indicazione del Pdl, è diventata l’oggetto di una pratica aperta in I commissione, quella che si occupa di trasferimenti d’ufficio per incompatibilità funzionale e ambientale. Fermo restando — come ammesso anche dall’ avvocato di Berlusconi, Franco Coppi — che nessuna decisione del Csm può modificare la sentenza della Cassazione, la I commissione si riunirà il 5 settembre per esaminare il caso Esposito. Parallelamente, la Guardasigilli Cancellieri ha dato mandato agli ispettori ministeriali di verificare se ricorrano gli estremi di un’azione disciplinare contro il presidente Esposito.
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