Epifani plaude al Quirinale E nel partito si rafforza il fronte «anti renziano»

by Sergio Segio | 14 Agosto 2013 6:16

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E poi spiega: «È chiara nei suoi termini sia per le preoccupazioni di una eventuale crisi di governo; sia per il profilo istituzionale con cui affronta temi delicati come quelli che sono in discussione in queste settimane. In generale, rispettosa di tutti i ruoli: da quello della divisione dei poteri, alla presa d’atto delle sentenze definitive, a quelle che sono prerogative del capo dello Stato».
Soddisfazione, quindi. Perché, ragionano a Sant’Andrea delle Fratte, «Napolitano non lascia aperture a Berlusconi su nulla: può fare il capo del Pdl, naturalmente. Ma fuori dal Parlamento». Un po’, dicono sempre i democratici, «come Beppe Grillo col Movimento 5 Stelle». Matteo Orfini, dei «giovani turchi», è sulla linea di Epifani: «Il presidente della Repubblica — dice — ha messo fine alle pressioni di queste ore. Il concetto è chiaro: le sentenze si applicano». Ma il passaggio sulla grazia che «non è stata chiesta», non suona come un’apertura? «Non credo. È una risposta procedurale. Inutile parlare di una cosa che prima va richiesta e solo dopo valutata». Napolitano ha anche parlato di «una crisi di governo che sarebbe fatale»: «Questo dipenderà — continua Orfini — dall’atteggiamento del centrodestra».
Ed è proprio il governo Letta che, secondo Giuseppe Fioroni, è il nodo centrale delle parole di Napolitano: «Una nota opportuna e saggia, che fissa la necessità di impedire una crisi di governo, vista la situazione del Paese». Secondo Fioroni «quella di Napolitano suona come una decisione: anche se il Pdl si sfilasse, la legislatura deve andare avanti». Di più: per l’esponente della componente popolare, «questo segnale vale anche all’interno del Pd. Se qualcuno era tentato di legare la fase congressuale ad una spallata al governo, si dovrà ricredere». Sta parlando di Matteo Renzi? «Non solo. In ogni caso, l’ipotesi mi sembra stoppata da Napolitano».
Eppure, nei giorni scorsi, un po’ di agitazione per i riflessi (anche interni) delle decisioni di Napolitano serpeggiava anche nei democratici. Poi, nel pranzo a Castelporziano con Epifani, Anna Finocchiaro e i capigruppo di Camera e Senato Roberto Speranza e Luigi Zanda, Napolitano ha spiegato la sua posizione. La nota di ieri, così, non è stata una sorpresa. Secondo Francesco Boccia, lettiano, «Napolitano si conferma custode della Costituzione ma non sfugge davanti ai problemi che la politica non ha affrontato e risolto in questi anni: dalle riforme istituzionali agli interventi in economia che questo governo è chiamato a realizzare». E aggiunge: «Chi attacca Napolitano (il riferimento è a M5S e la Lega, ndr ) ha a cuore i propri interessi e non quelli collettivi, continuando a giocare allo sfascio del paese come unica strategia politica». Voce fuori dal coro, quella di Corradino Mineo: «Quello che capisco della nota — scrive su Twitter — è “vorrei ma non posso”. Essenziale il ruolo politico di B. ma le sentenze si rispettano. Grazia? Prima chiederla».
Ernesto Menicucci

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