L’affidamento ai servizi sociali Strada (a ostacoli) verso l’agibilità

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Così, per evitare una prova politicamente devastante per la maggioranza delle larghe intese, si profila una scelta post processuale del condannato Berlusconi Silvio (cognome e nome, come tutti i «definitivi») che avrebbe il pregio di non creare corsie preferenziali e di non ricorrere ad atti di clemenza individuale nel tentativo di assicurare l’«agibilità politica» al «leader incontrastato di una formazione di innegabile importanza», come ha voluto sottolineare il capo dello Stato. Il percorso che risolverebbe gli effetti collaterali della sentenza Mediaset — ma che è una regola applicabile a tutti i condannati posti davanti alla scelta tra detenzione domiciliare e servizi sociali — è stato ricostruito da un articolo tecnico-giuridico di Donatella Stasio sulla prima pagina del Sole 24 Ore e si basa sul meccanismo di estinzione della pena detentiva e di ogni altro effetto penale che il condannato conquista all’esito (positivo) dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Come dire, se Berlusconi decide di intraprendere un percorso di rieducazione , accettando di lavorare per una associazione che si occupa per esempio di tossicodipendenti alla fine della prova potrebbe vedere estinguere, oltre la pena principale, anche gli effetti innescati dalla legge anticorruzione per quanto riguarda la sua decadenza da senatore e la sua incandidabilità alle prossime lezioni. Sarebbe una boccata d’ossigeno in attesa che la Corte d’Appello di Milano ricalcoli la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici (con l’inevitabile ricorso in Cassazione se ne riparlerebbe forse a Natale). Nell’eventuale periodo di prova — 9 mesi perché per ogni anno il condannato ha diritto a 90 giorni per la liberazione anticipata per buona condotta — Berlusconi potrebbe concordare con il giudice di sorveglianza tempi e modalità per la sua partecipazione alla vita parlamentare e politica del Pdl senza però perdere di vista il percorso di riabilitazione. Che non potrà essere trascurato né, tantomeno, «macchiato» da iniziative (politiche, ma anche legate agli stili di vita) tali da far propendere il giudice di sorveglianza anche per una sola insufficienza sulla pagella finale. Tutto questo ha un costo politico per Berlusconi che dovrebbe accettare un percorso di riabilitazione pur continuando a proclamarsi innocente. Ma ci sono anche molti scogli giuridici sulla strada dell’«agibilità politica» ottenuta con il superamento della messa in prova. La decadenza da senatore stabilita dalla legge Severino per le condanne superiori ai due anni è una sanzione penale o una misura di carattere amministrativo? E se è vera la prima ipotesi (che sembra contraddetta dalla sentenza del Consiglio di Stato del 6 febbraio del 2013 ) perché non considerare anche l’effetto dell’indulto (pena ridotta da 4 a 1 anno) sulla legge Severino? E poi, se davvero Berlusconi sceglierà la messa in prova (può farlo dal 15 settembre al 15 ottobre) che cosa succederà nella giunta delle Elezioni che già il 9 settembre affronterà il problema della decadenza del Cavaliere?


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