by Sergio Segio | 13 Agosto 2013 6:32
ROMA — Gli aerei con gli striscioni «Forza Italia» e «Forza Silvio» si alzeranno in cielo solo il giorno di Ferragosto. Quanto al tour in giro per le località balneari più blasonate del Paese, quello per adesso è in stand by per espressa volontà di Silvio Berlusconi, che preferisce rimanere chiuso ad Arcore in attesa dei prossimi contatti col Quirinale. A conti fatti, insomma, la sola proposta del bouquet suggerito dal tandem Verdini-Santanchè che ha avuto il disco verde pieno del Presidente sono i manifesti che, dopo l’esordio a Milano, inizieranno a invadere gli spazi pubblicitari delle città italiane. Magari seguiti da una campagna sull’Imu, tema su cui la sondaggista di fiducia del cavaliere Alessandra Ghisleri consiglia di insistere.
Forza Italia rinasce così, proprio com’era nata. All’insegna della colla e della carta dei celeberrimi «sei per tre» che scandirono il tempo della famosa discesa in campo del 1994. Lo slogan è «ancora in campo per l’Italia». E l’immagine ritrae la folla, immortalata durante la manifestazione della settimana scorsa sotto Palazzo Grazioli, che circonda il «Capo». L’esatto contrario di quanto accadeva con il primo lancio della «creatura» vent’anni fa, dove la scena era tutta per Berlusconi e la folla (leggasi, gli elettori) era ancora di là da venire.
Ma il vero atto fondativo di Forza Italia, in attesa delle novità di settembre, sta in una scelta rimasta finora sottotraccia. La scelta, manifestata espressamente da Berlusconi ai suoi, di mandare in soffitta il Popolo della libertà senza troppo clamore. Tanto per dirne una, come spiega uno degli uomini-macchina del partito, Ignazio Abrignani: «La nuova sede nazionale del partito, che sta a Roma in piazza San Lorenzo in Lucina, nascerà già come sede di Forza Italia». E non del Pdl. Non a caso pare che da Arcore, già prima della sentenza della Cassazione, sia arrivato un preciso divieto di portare nei nuovi locali qualsiasi gadget con le effigi dell’ormai morente «partito del predellino», che il Cavaliere non ha mai amato. Bandiere, ovviamente, comprese.
Ma il lavorio per la rinascita del nuovo partito nasconde non poche insidie, che dovranno essere stemperate da Berlusconi. Lo statuto, per esempio, è quello della vecchia Forza Italia. E prevede, oltre alla carica di presidente, quella di un amministratore nazionale, che era in capo a Sandro Bondi, e il ruolo di coordinatore, che in precedenza era occupato da Claudio Scajola. Il dubbio che attraversa il gruppo dirigente, adesso, rimanda alla carica di «segretario». Sarà preparato un nuovo statuto che la preveda? E, in questo caso, chi potrebbe occuparla? Dipenderà, probabilmente, dal rapporto col governo Letta. Se il Cavaliere confermasse il sostegno all’esecutivo, sarebbe scontata la conferma di Angelino Alfano. Nel caso in cui si andasse velocemente verso la resa dei conti, invece, non è escluso che per la corsa alla segreteria forzista non si faccia avanti qualche «falco». A cominciare da Daniela Santanchè, che ieri ha annunciato per settembre «una g rande manifestazione a Milano», che «sarà la conclusione di questo processo di ritorno alle origini che ha avviato Berlusconi».
Ma questo è il futuro. Il presente della rinata Forza Italia, oltre che sui manifesti, è sulla Rete. Il deus ex machina multimediale del Cavaliere, Antonio Palmieri, ha messo a punto un kit già inviato per posta elettronica «a tutti i nostri parlamentari — dice lui — perché lo postino sulle loro bacheche di Facebook, su Twitter e sui blog». Al posto delle vecchie coccarde che fecero la storia della prima Forza Italia, adesso ci sono le immagini di Berlusconi e quello slogan — «Ancora in campo per l’Italia» — da far passare da computer a computer, da telefonino a telefonino. Numeri? «Gli iscritti al sito forzasilvio.it sono, a oggi, 259.632. E il numero di visualizzazioni su Facebook del discorso di Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione ha superato il milione». Quella stessa cifra, scherzo del destino, che ai tempi della Forza Italia che fu il Cavaliere aveva legato alla promessa sui famosi posti di lavoro.
Tommaso Labate
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