Datagate, svolta di Obama: “Più trasparenza”
NEW YORK. E, PER la prima volta, annuncia che «il programma cambierà, ci saranno modifiche, ci sarà più trasparenza, perché anche se non ci sono stati abusi, bisogna recuperare la fiducia dei cittadini ». È questo il punto chiave della conferenza stampa che il presidente tiene prima di concedersi una settimana di vacanza. Obama, racconta il Washington Post,
arriva a questa decisione dopo settimane di riunioni segrete con i suoi collaboratori e con alcuni senatori democratici e repubblicani: il piano di raccolta dati (Internet e telefonate) funziona, ma tutto quello che è stato fatto per spiegarlo alla gente non ha funzionato. La convinzione infatti non è tanto che il sistema sia sbagliato, anzi più volte nel corso dell’incontro ne riafferma la validità, ma che bisogna «ridare fiducia al popolo americano», che, come indicano anche gli ultimi sondaggi, è sempre più preoccupato per le violazioni della privacy.
Il presidente attacca puntuale alle tre del pomeriggio: «Già da senatore avevo espresso le mie perplessità e da presidente ho continuato ad occuparmene chiedendo garanzie precise che non fossero commesse illegalità. Un cambio di strategia era già in programma, quando a maggio vi ho detto che una prima fase della guerra al terrore era terminata e che bisognava trovare un nuovo equilibrio tra la sicurezza e i nostri valori di democrazia e libertà, mi riferivo a questo». La difesa di quanto fatto sino ad ora resta la premessa per poter cambiare: «Vi confermo che non c’è stata alcuna violazioni dei diritti, che tutto è stato fatto secondo le regole della nostra costituzione. Ma che io abbia fiducia e che sia sicuro di questo non basta, bisogna che anche il popolo americano recuperi questa convinzione. E che anche le altre nazioni facciano altrettanto: la nostra forza infatti, la nostra diversità è che noi dobbiamo sempre garantire la sicurezza ma senza mai tradire gli ideali che ci hanno formato come Paese».
Le novità sono quattro: il Patriot Act, la legislazione di emergenza varata sull’onda emotiva dell’11 settembre, sarà cambiato. Alla riapertura dei lavori, il Congresso inizierà a discutere come fornire maggiori garanzie verso l’esterno: «Continuo a pensare che sia fondamentale nella lotta al terrorismo, ma è giusto venire incontro a quello che ci chiede la gente». Verranno poi bilanciati anche gli equilibri all’interno del Foreign Intelligence Surveillance Court, i tribunali che danno il via libera sotto il massimo grado di segretezza alle varie operazione della Nsa. Anche in questo caso l’idea è quella di garantire una maggior equità, per «evitare che le ragioni della sicurezza spostino troppo i pesi all’interno del giudizio». Poi l’ordine di Obama a tutte le sue agenzie di intelligence è quello di aprire il prima e il più possibile i cassetti dei documenti riservati, consapevole che i segreti di Stato sono la principale benzina che alimenta i sospetti e le paure di complotti. Infine viene formata una commissione di esperti con “tecnici” della sicurezza, esperti di diritti civili, avvocati e tecnici informatici per ridisegnare entro la fine dell’anno tutta la strategia difensiva: «Siamo in una nuova era, servono nuove idee».
Prima di parlare di Snowden una premessa: «Io sono sicuro che non sono stati commessi abusi perché tutti i nostri uomini e le donne impegnate per mantenere sicuro il nostro paese sono patrioti. Non è loro interesse, e tanto meno del presidente, spiare gli americani, o fare qualcosa di diverso
dal proteggerli». Poi sull’ex agente Cia che ha rivelato il piano Nsa poche parole ma chiare: «Lui non è un patriota, se davvero pensava che ci fossero delle cose sbagliate poteva dirlo, lottare in patria, come fanno tante altre persone come lui, esponenti delle associazioni per i diritti civili. E’ convinto di aver fatto una cosa giusta? Allora torni qui, si prenda un avvocato e venga in un tribunale americano a difendere le sue idee». Obama deve ammettere che le rivelazioni hanno velocizzato il dibattito: «Certo, lo so. Ma vi ripeto io avevo le stesse idee prima di Snowden e ho avviato la riforma che vi ho illustrato prima. Sono convinto che saremmo arrivati a questo punto di oggi, senza però mettere a rischio la sicurezza della nazione». Su Putin, che ha concesso l’asilo, Obama ripete quello che ha già detto nello show di Leno: «C’è troppa retorica antiamericana, i nostri rapporti si sono raffreddati, hanno bisogno di una pausa. Non abbiamo cancellato il bilaterale di settembre solo per il caso Snowden, ma perché ci sono tutta una serie di punti su cui ritrovare un’intesa, come avveniva in passato con Medvedev quando la situazione era più distesa».
Sugli allarmi terroristici dell’ultima settimana la conferma che non sono eccessivi: «Al Qaeda probabilmente non ha più la forza per sferrare attacchi come quello dell’11 settembre, ma resta potente e pericolosa, soprattutto in certe zone. E poi può sempre cercare di colpire i cittadini americani ». Per questo il programma di sicurezza va cambiato, ma non cancellato.
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