Epifani infiamma il centrodestra: «Vuole la fine delle larghe intese»
ROMA — A un passo dalla rottura. Le parole con cui Guglielmo Epifani chiude al Cavaliere ogni possibile via di salvezza, anche a costo di sacrificare il governo, hanno portato allo spasimo la tensione con il Pdl. Il segretario del Pd è stato sommerso dagli insulti degli alleati, ma ha centrato i suoi obbiettivi: ricompattare i democratici sulla linea della fermezza, ridurre gli spazi di manovra di Renzi contro il governo e convincere il centrodestra che il Pd non scherza, quando dice a Letta che non si governa a tutti i costi. Se l’inquilino di Palazzo Chigi finirà logorato da minacce, provocazioni e veti incrociati, sarà il Pd a portare il Paese al voto.
L’intervista con cui Epifani sul Corriere invoca un passo indietro dell’ex presidente del Consiglio e lascia intendere che la legge elettorale si può cambiare anche senza il Pdl (ma con i grillini) ha fatto esplodere la rabbia dei berlusconiani, che hanno reagito tirando la corda fin quasi a spezzarla. «È irricevibile — avverte Daniela Santanché —. Se Epifani non la corregge, può segnare la pietra tombale sul patto fondativo delle larghe intese». Con il Pd che rilancia il conflitto di interessi e il Pdl che sposa i referendum radicali mentre progetta una riforma della giustizia dall’impianto anti-toghe, anche Enrico Letta sa bene che basta una scintilla, su un qualsiasi provvedimento, per scatenare l’incendio.
Il Pdl accusa Epifani di voler «demolire il governo» (Prestigiacomo), lo dipingono come un guitto che ha gettato la maschera (Castiello), gli danno dell’«irresponsabile» e del «provocatore» (D’Alessandro). Ma chi meglio coglie il senso politico del ragionamento di Epifani è il capogruppo Renato Brunetta, quando dice che «il segretario, sia pure transitorio, del Pd, ha esplicitamente messo in conto la fine delle larghe intese». Proprio quello che il leader democratico voleva: far comprendere ai compagni di strada che vivacchiare non si può e che potrebbe essere il Pd a staccare la spina. Un monito che, commentano a largo del Nazareno, ha ottenuto l’effetto di mettere il Pdl davanti alla «prova del fuoco». Ecco infatti che Brunetta parla da colomba: «Noi ci limitiamo a fare il nostro dovere: incalzare l’esecutivo, che sosteniamo e sosterremo».
Ma il corpaccione del Pdl è gonfio di rabbia e accusa Epifani di aver appiccato il fuoco. «Incendia il clima politico» rimprovera il presidente dei senatori Renato Schifani, al quale Luigi Zanda risponde di non sollevare polveroni sul nulla: «Basta attacchi violenti e destabilizzanti, Epifani ha ribadito un principio democratico». Ma il Pdl non si placa. Maurizio Bianconi rispolvera un adagio di Bettino Craxi per evidenziare le «sciocchezze» che, a suo giudizio, Epifani avrebbe espresso: «Quando entrano in politica i sindacalisti sono dei grandissimi coglioni». Insulti che il Pd respinge con forza. Roberto Speranza invita il Pdl a «evitare assurdi attacchi» e ricorda che il segretario ha affermato una semplice verità, «le sentenze vanno rispettate». Davide Zoggia denuncia le «reazioni scomposte, incivili, inaccettabili» e rilancia l’appello di Epifani ad abbassare i toni. E se Brunetta pensa che Epifani abbia picchiato duro «per sedare la rissa interna al Pd», Rosy Bindi conferma che il bersaglio è centrato: «Non cederemo mai ai ricatti, su questo saremo sempre compatti».
Al di là degli acuti, è il merito della questione a scatenare l’ira del Pdl. L’idea che non ci sia alcuna strada verso un salvacondotto ha profondamente scosso sia l’ex premier che i suoi fedelissimi. La richiesta di un passo indietro, poi… Daniele Capezzone chiarisce che «non sta né in cielo né in terra» e che non si può «buttare fuori dal confronto politico un leader che ha preso dieci milioni di voti». Ecco, la posta in gioco sono i voti di Berlusconi nella nuova fase che si apre e che, anche nel Pd, fa sperare molti nel precipitare degli eventi. «Che facciamo se a Ferragosto parte la campagna elettorale di Silvio e Marina?», domanda malizioso Pippo Civati. E Vincenzo Vita, da sinistra, invita a tagliare i ponti: «Col Pdl non si può governare…». A sera, dopo una giornata di scontro e veleni, al centrodestra viene il sospetto di essere caduto in trappola. Lo fa capire Schifani, che ribalta il punto di vista: «Se la volontà di Epifani è far saltare i nervi al Pdl perché lui non se la sente di staccare la spina, noi non abboccheremo. È la provocazione di chi lavora per far cadere il governo». Il timore di Enrico Letta è che si vada avanti così, cercando ognuno di non restare col cerino in mano. Un vivacchiare pericoloso, che l’Italia, il premier ne è convinto, non può permettersi.
Monica Guerzoni
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