Rodotà e Landini, nuovo fronte in difesa della Costituzione
Per non citare le convulsioni precongressuali e il dilemma tra la leadership di Letta o Renzi, uno più moderato e pendente a destra dell’altro. Se non ci si vuole arrendere alle urla di Grillo o rifugiarsi nell’astensionismo, che rimane?
Fuori da questo angusto orizzonte c’è un deserto desolato che però bisogna pur tentare di attraversare per ritrovare un futuro e provare a uscire sia dalla crisi economica che dalla palude politica in cui sta affondando il paese.
Da dove si riparte, allora? Dalla Costituzione. Questo hanno detto ieri all’hotel Nazionale di Roma Stefano Rodotà, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky che è intervenuto in collegamento telefonico. «Non pensiamo a liste o a un nuovo partito – ha chiarito subito Rodotà – perché prima andrebbe colmato il vuoto politico».
Vuoto, infatti, è la parola che ricorre di più negli interventi. Landini parla anche di «vuoto clamoroso anche nella politica industriale». L’idea è semplice ma quasi utopica, visti i precedenti. Ripartire dalla società, dalle associazioni, dai movimenti, dai cittadini, insomma dal mitico ma concreto paese reale che continua a fare politica dal basso nonostante tutto e tutti, ma orami non sa più dove sbattere la testa. A dire il vero non si tratta di una strada mai tentata prima, ma forse a adesso siamo davvero arrivati al punto di non ritorno. Rodotà l’aveva detto anche pochi giorni fa al manifesto: «Qualcosa è assolutamente necessario fare».
Ieri è stata lanciata un’assemblea generale a Roma per l’8 settembre, e una manifestazione, sempre nella capitale il 5 ottobre. Lo slogan delle due iniziative sarà: «Dal vuoto politico allo spazio politico» nella convinzione che «la vera rivoluzione è applicare la Costituzione».
«Oggi l’orizzonte della politica – ha continuato Rodotà – non va oltre il giorno dopo. Ma non possiamo vivere in una condizione di continuo precariato costituzionale. Ci sono forze della società civile, gruppi, associazioni a cui occorre dare voci, ci sono dati di resistenza utili che vogliono farsi proposta, contribuendo alla costruzione dell’agenda politica. E’ possibile ragionare in un’ottica che non sia quella di un’emergenza che diventa vincolo esplorando altre possibilità». Come dire basta con le larghe intese a tutti i costi.
«In questa iniziativa non partiamo da zero – ha tenuto a ricordare il segretario della Fiom Landini – c’è già stata la manifestazione di maggio e quella del 2 giugno. Ora proponiamo un’iniziativa aperta a tutti i soggetti che in questi mesi si sono battuti per applicare la Costituzione, non solo per difenderla. E da Emergency a Micromega, stanno arrivando molte adesioni».
Per Landini applicare la Costituzione vuole dire innanzitutto ripensare al lavoro che non c’è. Un punto fondamentale se si vuole che l’iniziativa non metta in campo solo un desiderio astratto, perché, come ha detto Zagreblsky, «il nostro obiettivo è contribuire a ricostruire la politica e la democrazia. Non difendiamo un pezzo di carta ma ci impegniamo per recuperare partecipazione». E che questa sia la volta buona.
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