Renziani all’attacco: direzione subito «Dobbiamo essere pronti per il voto»
ROMA — Dalla sua casa in Toscana, il segretario del Pd Guglielmo Epifani conferma che il partito è «pronto a tutto», quindi anche alle elezioni anticipate ad ottobre, e che il punto verrà fatto martedì o al massimo mercoledì in direzione, la cui convocazione è stata chiesta ancora ieri con molta insistenza dai renziani. Epifani — che nella sua intervista all’Unità ha usato più di una volta le parole «spartiacque» e «svolta», riferendosi alla condanna inflitta a Berlusconi — invita però quadri e militanti a tenere i nervi saldi: l’obiettivo immediato dei democratici, almeno di quelli che non inseguono una crisi di governo, è infatti attendere con calma che il Pdl cali le sue carte e mostri se in mano ha un bluff o un poker d’assi. Il pericolo incombente è quello di abboccare all’amo lanciato da Berlusconi che a questo punto avrebbe un enorme vantaggio se, alla fine, fosse paradossalmente il Pd a dover staccare la spina al governo Letta (che è pur sempre l’ex numero due del partito).
Ai piani alti del Nazareno, dunque, si aspetta con un certa apprensione di verificare la dimensione e la qualità dei partecipanti al sit-in pro Cavaliere indetto per oggi in via del Plebiscito: per questo la «guerra civile» evocata dal coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, viene definita come passo «al limite dell’eversione» dal viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. Che aggiunge: «O il Pdl ritorna nell’alveo della normalità democratica, oppure i suoi ministri che hanno minacciato dimissioni siano conseguenti e si dimettano».
Ma largo del Nazareno i renziani sono inquieti. E capiscono che questa accelerazione fornita dall’esito del processo Mediaset non consente al partito di far finta di niente: «Il Pd deve farsi trovare pronto a qualsiasi evenienza, convocando con urgenza una riunione quanto mai necessaria in un momento così complicato e velocizzando il percorso del congresso così da assicurare al partito una leadership forte e decisa dagli elettori», ha detto la deputata renziana Lorenza Bonaccorsi. Più tranciante l’analisi dei colleghi, anche loro renziani, Ernesto Magorno e Federico Gelli: «La situazione sta precipitando, esponenti di primo piano del Pdl portano il loro attacco addirittura al presidente della Repubblica. Possibile che il Pd non abbia in programma nessuna riunione? Il partito si riunisca subito. Mentre Berlusconi parla di elezioni anticipate e prepara la campagna elettorale il nostro partito sembra anestetizzato».
Dunque i renziani spingono perché venga subito stabilita la data del congresso ma si pongono pure il problema della legge elettorale. Se dunque la crisi di governo divenisse conclamata («Nei fatti la crisi di governo già c’è», ha osservato Pippo Civati), il Parlamento avrebbe pochissimo tempo a disposizione per modificare il «porcellum » in corso d’opera: «Una legge elettorale si può modificare in tempi rapidi», azzarda Gianni Cuperlo. Ma con quali voti? «La strada è quella di cancellare il premio di maggioranza regionale al Senato uniformandolo a quello nazionale della Camera», osserva Michele Anzaldi. Ma il M5S ha smentito di esser disposto a collaborare con il Pd sul terreno della riforma della legge elettorale: «Ecco — aggiunge Civati — il parito di Grillo, che sembra esser sempre più in mano a Casaleggio, dimostra in questo modo di fare da stampella a Berlusconi. Eppoi ci accusano a noi del Pd di essere gli artefici dell’inciucio…».
Dunque, martedì o mercoledi il Pd dovrebbe riunire la direzione per mettere a punto un calendario che ormai appare non più rinviabile anche se poi, in caso di elezioni anticipate, potrebbe essere stracciato da un momento all’altro. L’incaricato Roberto Gualtieri ha consegnato ad Epifani le date delle tappe previste per arrivare in autunno al congresso: congressi di circolo (settembre), provinciali e regionali (a novembre). Se invece il governo Letta non ce la dovesse fare a resistere, il Pd andrebbe direttamente alle primarie per il candidato premier.
Dino Martirano
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