L’altolà ai «falchi» conferma la scelta della linea morbida

by Sergio Segio | 1 Agosto 2013 6:27

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E nel partito berlusconiano convivono la strategia del silenzio scelta ultimamente dall’ex premier e quella della protesta di piazza contro la magistratura accarezzata da chi vuole radicalizzare lo scontro.
Ma il modo in cui ieri ha parlato il difensore di Silvio Berlusconi, Franco Coppi, rende più sconcertante la storia del processo per frode legato ai diritti di Mediaset. Quando l’avvocato che in passato permise all’allora senatore a vita Giulio Andreotti di uscire prescritto e assolto da accuse infamanti di collusione con la mafia sostiene la tesi dell’assoluzione del Cavaliere «fin dal primo grado», induce a qualche riflessione. Certamente, nelle sue parole si può e si deve leggere una critica ai magistrati della Procura di Milano. Ma costringe anche a porsi qualche domanda sulla strategia difensiva di Berlusconi degli anni scorsi.
In particolare, se sia stata la più adatta a fare emergere la presunta inconsistenza delle prove contro di lui. È come se rifiutando la linea di una difesa «dal processo», Coppi rovesciasse l’impostazione seguita in precedenza; e partendo da qui chiedesse l’annullamento delle sentenze di condanna. Non è detto che l’operazione riesca. Il tentativo dei berlusconiani più ostili alla Procura di manifestare oggi davanti a Palazzo Grazioli «per solidarietà e sostegno», fra l’altro, può rivelarsi un’arma controproducente.
Sarebbe visto come una pressione indebita sulla Cassazione; e come una smentita dell’approccio tenuto finora dal Cavaliere e suggerito dallo stesso Coppi. Il fatto che i promotori si autodefiniscano «l’esercito di Silvio» e spieghino che «nessuno può toccare il presidente» minaccia di alimentare una tensione inutile. Il raduno, tra l’altro, rischierebbe di dare fiato a quanti a sinistra avvertono il Pdl che qualunque reazione percepita come eversiva nei confronti della magistratura sarebbe considerata intollerabile. Il pericolo, però, per ora è stato sventato. I settori del Pdl che scommettono su una radicalizzazione dello scontro anche per complicare la vita del governo e della maggioranza trasversale di Enrico Letta, sono smentiti dallo stesso Berlusconi. Ieri è toccato a uno dei coordinatori del partito, Denis Verdini, lanciare un altolà secco ai «soldati» pronti alla guerra contro la Cassazione.«Da giorni ci siamo assunti la responsabilità di fermare tutti» ha fatto sapere Verdini.«Nulla deve avvenire in un momento tanto delicato per il Paese. Pertanto, la notizia di una manifestazione davanti a Palazzo Grazioli è destituita di fondamento». Più che una smentita, sembra un avvertimento all’interno del partito: almeno fino alla sentenza.

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