Un’authority Ue per decidere sui salvataggi delle banche

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BRUXELLES — La Commissione ha presentato ieri la sua proposta per la creazione di un meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie, ed è subito braccio di ferro con il governo tedesco che da oltre un anno frena qualsiasi tentativo di mettere in opera l’Unione bancaria, come era stato deciso al vertice europeo di giugno 2012. Il meccanismo unico di risoluzione, che dovrebbe essere dotato anche di un fondo unico per finanziare ricapitalizzazioni e liquidazioni, rappresenta il secondo pilastro dell’Unione bancaria, dopo l’istituzione dell’autorità di sorveglianza unica, affidata alla Bce nonostante le fortissime resistenze di Berlino. L’obiettivo dell’Unione bancaria è quello di consolidare il sistema creditizio europeo e spezzare il circolo vizioso tra crisi delle banche e crisi dei debiti sovrani che ha portato molti Paesi, come l’Irlanda, la Spagna e la Gran Bretagna a svenarsi per finanziare con denaro dei contribuenti le proprie banche sull’orlo del fallimento.
Già a giugno i governi si sono messi d’accordo su una serie di criteri che fissano una gerarchia di responsabilità in caso di crisi bancarie. A pagare saranno prima gli azionisti, poi i detentori di obbligazioni, quindi i correntisti con depositi oltre i centomila euro, e solo in ultima istanza dovranno intervenire gli Stati con fondi pubblici. Ad agosto la Commissione modificherà di conseguenza le regole in materia di aiuti di Stato, che saranno autorizzati a favore delle banche solo nel caso in cui venga presentato un piano di ristrutturazione che coinvolga in primo luogo gli investitori. Finora però l’applicazione di queste regole è demandata esclusivamente alle autorità nazionali, che restano responsabili della gestione del proprio sistema bancario.
La proposta del commissario al mercato interno Michel Barnier prevede la creazione di un meccanismo unico che deciderà la liquidazione o la ristrutturazione delle seimila banche sottoposte alla vigilanza della Bce. La nuova authority sarà composta da rappresentanti della Banca centrale europea, della Commissione e delle autorità di vigilanza nazionali che hanno competenze sulla banca in crisi. L’ultima parola sul da farsi, secondo la proposta, dovrebbe comunque spettare alla Commissione, mentre le autorità nazionali avranno il compito di coordinare le azioni decise a livello europeo.
La nuova authority sarà dotata anche di un «fondo unico di risoluzione », composto dagli accantonamenti che il settore bancario verserà alle autorità di supervisione nazionali. Tuttavia, prima di raggiungere la dotazione prevista di 55-70 miliardi di euro, secondo le previsioni dovranno trascorrere almeno dieci anni. Fino a quel momento i governi potranno essere chiamati a contribuire con fondi pubblici alla risoluzione delle crisi delle proprie banche.
La proposta ha subito suscitato una reazione negativa da parte della Germania. Secondo Berlino, «va al di là delle competenze europee » e, per adottarla, sarebbe dunque necessaria una modifica dei Trattati, a cui il governo tedesco si dice favorevole ma che evidentemente rinvierebbe la riforma alle calende greche. Molto favorevole, invece, la reazione del governo italiano, secondo cui «è necessario procedere ad un’adozione rapida della proposta della Commissione europea, perché il meccanismo unico di risoluzione delle crisi possa entrare in vigore il prima possibile»


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