Strage sul treno deragliato a Santiago de Compostela

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A bordo del convoglio, che stava sfrecciando sulla linea Madrid-Ferrol, viaggiavano 240 passeggeri, molti diretti a Santiago de Compostela dove da oggi dovevano iniziare i festeggiamenti del patrono, l’apostolo Giacomo, subito sospesi dalle autorità. È successo ieri verso le 20.40 a tre chilometri dal centro, all’altezza del viadotto di Angrois. Alcune vetture sono state scaraventate su un muro che delimita la linea e sono andate in fiamme, una è volata a cinque metri di altezza. Fin qui la stretta cronaca del disastro. Sulle cause, fino alla tarda serata di ieri non c’erano certezze. Ma il ministro dell’Interno spagnolo ha escluso l’ipotesi più inquietante: l’attentato terroristico. Sembra che uno dei macchinisti, entrambi sopravvissuti, scendendo dal treno abbia detto, disperato: «Qué voy a hacer, qué voy a hacer», e adesso cosa faccio. Secondo El Pais ha ammesso di aver preso la curva a velocità troppo elevata, senza tuttavia spiegarne i motivi. C’è già una stima dei tecnici delle ferrovie: 180 chilometri orari, contro un limite di 80 in quel tratto. Lo confermano alcuni testimoni sentiti dalla Voz de Galicia, il giornale della Galizia: «Era velocissimo». Un altro, dopo il disastro, ha descritto una scena apocalittica: «Un inferno dantesco». E di un eccesso di velocità hanno parlato anche le fonti investigative. Sul disastro, il primo che si verifica su una linea della Tav iberica, stanno infatti indagando la magistratura e la società Renfe che gestisce le ferrovie spagnole.
Entrato in servizio da circa un anno, il treno, un Alvia 151, è di ultima generazione e può raggiungere i 250 orari. Il limite di 80 nel tratto dove è deragliato è dovuto al fatto che i convogli escono da un lungo tunnel dove inizia una discesa che termina nel curvone. «Bisognerà fare molta attenzione in quel punto, è pericoloso», aveva avvertito all’inaugurazione della linea Ourense-Santiago un tecnico dell’ente locale. La zona del disastro è di difficile accesso. Oltre ai mezzi di soccorso, sono intervenuti anche gli abitanti del quartiere. Uno dei passeggeri, Ricardo Montero, ha dichiarato alla radio spagnola di aver visto molta gente imprigionata fra le lamiere contorte. Mentre una donna, sentita da Radio Galega, esclamava con un filo di voce: «Quanti morti che ci sono qui, mio Dio».
L’Unità di crisi della Farnesina, attraverso la rete diplomatico-consolare in Spagna, ha avviato contatti costanti con le autorità locali per verificare l’eventuale presenza di italiani coinvolti.


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