Strage di migranti: “Ci sono 31 morti” e a Lampedusa torna l’emergenza

by Sergio Segio | 29 Luglio 2013 6:30

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LAMPEDUSA — Sono sbarcati sul molo Favaloro, là dove solo tre settimane fa Papa Francesco ha abbracciato altri profughi come loro, con ancora negli occhi le tragiche immagini delle mani dei loro compagni di viaggio che uscivano dall’acqua in un ultimo disperato grido d’aiuto, arsi dal sole, disidratati e soprattutto choccati per quella tragica traversata che ha aggiunto 31 vittime senza nome al lunghissimo elenco degli oltre 6.000 morti in fondo al Canale di Sicilia.
In 22 ce l’hanno fatta, salvati dalla prontezza dei soccorsi dirottati sul luogo del naufragio dalla nostra Guardia costiera che venerdì pomeriggio ha raccolto l’allarme lanciato da bordo di un gommone che stava per affondare al largo delle coste della Libia. Gli uomini degli equipaggi di due mercantili panamensi, il Gaz United e il Gaz Energy, li hanno tirati fuori dall’acqua al tramonto, prima venti, poi altri due mentre il piccolo gommone sul quale avevano viaggiato stava ormai per affondare. «Eravamo 53 a bordo — racconta Jalil, 21 anni, senegalese — ci avevano fatto imbarcare mercoledì da una spiaggia della Libia dove eravamo in attesa da mesi, ma il gommone era troppo piccolo per tutti e imbarcava acqua continuamente.
In tre giorni pensavamo di dover essere ormai arrivati e invece si vedeva solo mare. Quando abbiamo capito che saremmo affondati, uno di noi che aveva un telefono satellitare ha dato l’allarme, le donne piangevano, avevano sete, poi quando abbiamo visto le navi che si avvicinavano ci siamo buttati in mare. Abbiamo chiesto di cercare gli altri, ma non si vedeva più niente ».
Ci sarebbero nove donne tra le 31 vittime di questo nuovo naufragio, il terzo del 2013, dopo il tragico soccorso dei migranti aggrappati alle gabbie dei tonni in mezzo al Canale di Sicilia che turbò tanto Papa Francesco da spingerlo a scegliere Lampedusa come prima visita del suo pontificato.
Arrivati a Lampedusa ieri mattina, i 22 superstiti (tutti di Nigeria, Gambia, Benin e Senegal) sono stati rifocillati e condotti al centro di prima accoglienza dove, dopo gli sbarchi delle ultime ore (450), la situazione è ormai oltre il limite. Un migliaio di profughi a fronte di una capienza di meno di 300 posti, una situazione d’emergenza soprattutto per i minori, circa 150, bloccati a Lampedusa da settimane in condizioni drammatiche come denuncia Terre des hommes che lancia un appello affinché vengano trovati i fondi per le comunità destinate all’accoglienza dei minori.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ieri ha disposto il trasferimento di un centinaio di migranti sulla terraferma, ha auspicato nuovi accordi che possano fermare i flussi migratori in preoccupante aumento. «La tratta di esseri umani deve avere termine, bisogna rafforzare una rete di collaborazione con i principali Paesi d’origine dei flussi migratori ».
La preoccupazione è che nelle prossime settimane, con l’acuirsi della tensione nel Nord Africa e in Siria, ci sia un vero e proprio assalto alle coste siciliane. Ancora ieri, lo stesso mercantile panamense che ha soccorso i superstiti del naufragio ha recuperato altri 92 clandestini, tra cui 16 donne, dirottandoli verso Pozzallo visto il sovraffollamento di Lampedusa. Ma le coste della Sicilia orientale, ormai da mesi, sono diventate la meta alternativa dei trafficanti di uomini che hanno scelto il litorale di Porto Palo di Capo Passero, tra Ragusa e Siracusa, come punto dove lasciare i profughi in partenza dalle coste egiziane. Solo negli ultimi due mesi ne sono arrivati più di duemila. E quasi tutti sono richiedenti asilo politico. Come le donne somale che ieri mattina, insieme ai loro bambini, hanno inscenato una protesta bloccando le strade di Modica. Musulmane, ospiti del centro di accoglienza per richiedenti asilo, chiedevano di poter avere del cibo dopo il tramonto, in ossequio al Ramadan.

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