Shalabayeva, Bonino all’attacco “Ancora troppi punti oscuri le altre istituzioni chiariscano”

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ROMA — Il caso Ablyazov non è chiuso, anzi. «Ci sono ancora punti oscuri che altre istituzioni devono chiarire», diceva ieri Emma Bonino a Bruxelles, prima di partecipare al Consiglio Affari Esteri. Salvo poi far rettificare dal suo staff che quei punti oscuri su cui si dovrà far luce «attengono alla competenza della Farnesina » e non al Viminale, come era sembrato alludere. Ma la prima risposta la deve dare lei, il ministro degli Esteri. Perché quel mese e mezzo di silenzio dopo l’espulsione di Alma Shalabayeva? Glielo chiedono da giorni Amnesty International e il Centro italiano per i Rifugiati, che accusano il governo di collusione col Kazakhstan. Glielo chiederanno domani pomeriggio anche i senatori della Commissione unificata Esteri e Diritti Umani, davanti
ai quali Emma Bonino riferirà del caso Ablyazov.
E dalle parole del senatore Giuseppe De Cristofaro, di Sel, si capisce quale clima troverà in Commissione. «Perché non è intervenuta prima sull’ambasciatore kazako Adrian Yelemessov, che ha commissariato di fatto il Viminale per tre giorni? — dice a Repubblica — E perché non ha sollecitato le autorità del Kazakhstan a dare spiegazioni? Mi sarei aspettato ben altra solerzia da una come lei, che per anni ha lottato per i diritti dei più deboli. È evidente che la Farnesina è in confusione».
In realtà qualche risposta, la Bonino, ha cominciato a formularla. «Stiamo ancora valutando se sia il caso di espellere l’ambasciatore. La mia preoccupazione è non indebolire per reazione o contro-reazione la nostra presenza ad Astana. Certo, dopo questi avvenimenti, non sarà più una persona molto utile nemmeno per i kazaki». Il timore è che l’espulsione di Yelemessov da Roma comporti l’allontanamento dell’ambasciatore Alberto Pieri, che da Astana sta monitorando le condizioni di Alma e della figlia ad Almaty.
Nonostante queste iniziali prese di posizione, Sel e Movimento 5 stelle non si rassegnano ad assolvere politicamente il governo. In un tweet il segretario dell’ufficio di presidenza della Camera, il deputato M5s Riccardo Fraccaro, scrive: «Il Pd ha salvato il soldato Alfano: ecco la realpolitik di Letta». E Alessandro Zen, deputato di Sel, rincara: «La ministra Bonino appare come Alice nel Paese delle meraviglie (o meglio delle miserie) della politica italiana».
Chiede chiarimenti e una commissione parlamentare d’inchiesta il Centro italiano per i rifugiati. Mentre Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, dice: «Non credo che il ministero dell’Interno voglia indagare veramente su se stesso. Il nostro governo se non è stato colluso con la dittatura, poco ci manca». E mentre il giudice di Pace che ha convalidato il trattenimento di Alma nel Cie di Ponte Galeria, Stefania Lavore, dichiara di non aver mai ricevuto il 30 maggio la nota dell’ambasciata kazaka con le generalità della Shalabayeva e il riferimento ai
due passaporti nazionali (motivo per cui il ministro della Giustizia Cancellieri ha avviato una verifica del suo ispettorato), Christopher Hein, direttore del Cir, lancia un appello al governo: «La donna rischia 4 anni di carcere in patria, Letta si attivi per evitare che venga processata e che la figlia finisca in un orfanotrofio».


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