Sette avvocati in campo. Perde quota l’ipotesi del rinvio

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Niente di ufficiale, ma è praticamente impossibile — vista la complessità del processo e gli altri ricorsi al ruolo — che il collegio feriale della Suprema Corte possa chiudere l’udienza e riunirsi in camera di consiglio prima del termine della giornata, per leggere poi il dispositivo entro la mezzanotte. È probabile che il verdetto arrivi domani o, addirittura, nelle prime ore di giovedì. Il presidente Antonio Esposito, il relatore Amedeo Franco e i consiglieri Ercole Aprile, Giuseppe De Marzo e Claudio D’Isa hanno tre strade aperte dopo aver ascoltato le richieste del sostituto procuratore generale Antonio Mura e le arringhe degli avvocati: la conferma della condanna per il leader del centrodestra, l’assoluzione, un nuovo processo di secondo grado davanti a una diversa sezione della Corte d’Appello del capoluogo lombardo. Più la scelta di rinviare tutto, ipotesi questa che appare la meno gettonata.

Sono sette gli avvocati che discuteranno al Palazzaccio di piazza Cavour: il professor Franco Coppi e Niccolò Ghedini nominati da Berlusconi, Roberto Pisano (difensore del produttore Frank Agrama, condannato a tre anni di carcere in appello), Luca Mucci e Luigi Fenizia (assistono l’ex consulente Mediaset Daniele Lorenzano, che ha avuto tre anni e otto mesi di reclusione) e Filippo Dinacci e Nicola Mazzacuva (incaricati dalla manager Gabriella Galetto, per lei un anno e due mesi di carcere). Nessuno di loro — almeno fino alla tarda serata di ieri — era intenzionato a puntare a un rinvio della discussione.

Una decisione che nascerebbe anche dalla consapevolezza di riuscire a ottenere — tutt’al più — uno slittamento di qualche giorno. Non è ancora stato stabilito definitivamente quando scatterebbe la prescrizione di una parte delle accuse. La decisione (dopo approfondito calcolo) spetta al collegio che poi emetterà la sentenza. Si oscilla tra il primo agosto e il 14-15 settembre, comunque prima della scadenza del periodo feriale, almeno a sentire le indiscrezioni dal Palazzaccio.

Il processo Mediaset — che potrebbe avere rilevanti conseguenze nel panorama politico del Paese (in appello sono stati assolti sia il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, sia l’imprenditore Giorgio Dal Negro) — si chiuderà con ogni probabilità non prima di domani. Sarà possibile seguirne ogni fase (il dibattimento è pubblico) ma è escluso che le porte dell’aula vengano aperte alle decine di televisioni (comprese i più grandi network internazionali) che hanno chiesto di poter riprendere il dibattimento: il presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, lo ha già fatto capire. Diverso è l’orientamento per la lettura del dispositivo: sarà il presidente del collegio Esposito a decidere se consentirlo o meno. Ma — nel caso in cui prevalga il via libera alle telecamere — la scelta cadrà solo su alcune emittenti. Con l’impegno a «girare» le immagini a tutte le altre.

Flavio Haver


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