Semplificazioni, energia ed export: le nuove misure del governo

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Allo studio c’è anche un decreto del fare bis, con ulteriori misure di semplificazione per le imprese, di agevolazione del credito, sull’energia e per favorire l’internazionalizzazione delle aziende. Non a caso ieri lo stesso Letta e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, hanno parlato della necessità di rafforzare l’Ace (Aiuto per la crescita economica), il meccanismo fiscale introdotto dal governo Monti che consente di dedurre dal reddito imponibile i capitali utilizzati per incrementare il patrimonio delle imprese, e della volontà di eliminare le norme penalizzanti sulla svalutazione fiscale dei crediti bancari. Il decreto del fare bis potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri per un primo esame già il 2 agosto mentre il varo definitivo ci sarebbe il 9 agosto, nell’ultima riunione di governo prima della breve pausa estiva. Tra i ministeri e Palazzo Chigi si sta però valutando anche se non sia meglio varare il provvedimento dopo la pausa di Ferragosto, per evitare l’ingorgo parlamentare e scavallare la chiusura estiva delle Camere. La prima emergenza da risolvere resta comunque quella dell’Imu. Per ora, permangono le forti distanze tra i partiti della strana maggioranza, come testimoniato dalle rinnovate polemiche ieri tra il viceministro dell’Economia Stefano Fassina del Pd e il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, che chiede a Letta di sapere se la posizione di Fassina, contrario all’eliminazione totale dell’Imu sulla prima casa, sia condivisa dal governo e in particolare dal ministro Saccomanni. Al momento, un compromesso che appare percorribile è quello della cosiddetta service tax, che unificherebbe Imu e Tares, la tassa sui rifiuti. Insomma, una nuova imposta che consentirebbe al Pdl di dire che finalmente l’Imu non c’è più ma che andrebbe bene anche al Pd perché la nuova tassa in realtà non conterrebbe la cancellazione totale dell’Imu sulla prima casa ma una sua rimodulazione, mantenendo o rafforzando il prelievo sui più ricchi.

Su un binario parallelo alla riforma dell’Imu correrà la riforma del catasto che però, spiega Saccomanni, richiederà anni. In ogni caso non si tradurrà in una stangata, assicura il ministro. L’adeguamento degli estimi ai valori di mercato realizzerà una redistribuzione del prelievo sanando le attuali ingiustizie per cui, ad esempio, spesso i proprietari di case nei centri storici pagano meno di chi possiede abitazioni in periferia. Questa manovra sugli estimi sarà però accompagnata da una riduzione delle aliquote e alla fine, garantisce il ministro dell’Economia, il gettito complessivo del prelievo sugli immobili sarà lo stesso, pari oggi a circa 44miliardi di euro. Ma non saranno solo gli estimi a cambiare. Sicuramente saranno ridotte le imposte sui trasferimenti, continua il ministro, che in Italia sono troppo elevate rispetto agli altri Paesi e sarà rivista la cedolare secca sugli immobili dati in affitto che, contrariamente alle attese, non ha fatto emergere i contratti in nero.

L’altro capitolo della riforma fiscale riguarderà le imposte sul lavoro. Letta dopo aver incontrato l’altro ieri i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, vedrà presto i vertici delle associazioni imprenditoriali. Al centro sempre il Fisco. I sindacati hanno chiesto una forte riduzione delle imposte su lavoratori dipendenti e pensionati da realizzare in vari modi, dall’aumento della no tax area alla detassazione delle tredicesime. Le imprese puntano all’abbattimento dell’Irap e del cuneo fiscale. Saccomanni è favorevole a un taglio dei contributi sociali a carico delle imprese, senza toccare però quelli previdenziali. È restio invece ad eliminare totalmente il costo del lavoro dalla base imponibile Irap. Le risorse per accontentare in parte sia i sindacati sia le imprese potrebbero venire, oltre che dalla lotta all’evasione, dallo sfoltimento della giungla delle 700 forme di agevolazioni fiscali attualmente in vigore.

Enrico Marro


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