Rivoluzione al Viminale, ecco i nuovi vertici task force per evitare altri casi Shalabayeva

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Ci sarà un “Centro situazioni” nel cuore del Dipartimento di Pubblica sicurezza per evitare altri casi Ablyazov. E per impedire il ripetersi di quel colossale cortocircuito comunicativo, che del pasticcio kazako è stato insieme causa e corollario. Non solo. Un sistema di “audit interni” affidati a una task force avrà il compito di «correggere procedure rivelatesi critiche». Il Capo della Polizia Alessandro Pansa comincia da qui per riorganizzare una struttura che ancora ieri, nel giorno della nomina di 8 dirigenti e lo spostamento di 23 prefetti tra cui Giovanna Iurato (quella della finta commozione davanti alle macerie dell’Aquila), ha dato prova di confusione.
Alle 13.47, infatti, le agenzie di stampa battono il comunicato inviato dal Viminale, nel quale si dava conto degli interventi decisi da Pansa. Il centro situazioni, la task force interna, ma anche la revisione della Direzione centrale Anticrimine e la ridefinizione delle deleghe dei vice capi. Appena un’ora e mezzo dopo, però, lo stesso ministero emette una nota: «Si prega di non tener conto e di annullare il comunicato sulla riorganizzazione del dipartimento». Un giallo durato tutto in pomeriggio, che in serata si è rivelato per quello che era: un errore tecnico. L’ennesimo.
Il comunicato infatti non doveva uscire prima di quello con le nomine ma per sbaglio è finito nella nota in cui Alfano si è congratulava con il procuratore Pignatone per l’operazione antimafia a Roma. E la toppa è stata peggiore del buco, perché la repentina richiesta di annullamento ha lasciato per diverse ore in fibrillazione il Viminale: l’ufficio stampa è stato tempestato di telefonate. In serata, l’ennesima comunicazione ufficiale: «Nessun giallo, solo due note sovrapposte».
In realtà, gialli a parte, le nomine raccontano di una rivoluzione a metà dopo il caso del dissidente kazako. Gli unici a farne veramente le spese sono Alessandro Valeri e Maria Luisa Pellizzari. Il primo non è più il capo della Segreteria del Dipartimento ed è stato collocato «a disposizione », così come aveva chiesto il ministro Alfano. Andrà in pensione ad ottobre e al suo posto arriva Vincenzo Panico, prefetto ed ex commissario di Reggio Calabria. L’ufficio della segreteria si è rafforzato con la presenza di Ignazio Coccia, ex direttore del servizio centrale Antiterrorismo. Sarà lui il primo responsabile del “Centro Situazioni”, col compito di informare costantemente il Capo della Polizia su ogni operazione di rilievo o caso di interesse. La Pellizzari lascia la direzione del Servizio centrale operativo e passa a quella della Scuola superiore di Polizia. Al suo posto Raffaele Grassi.
Nella lista non ci sono i nomi di Alessandro Marangoni, vicario di Pansa, e di Francesco Cirillo vice capo e direttore della CriminalPol. Poltrone considerate nei giorni scorsi molto a rischio. Ma una loro rimozione adesso sarebbe stata interpretata come un’ammissione di colpa da parte del Dipartimento per come è stato gestito l’affaire kazako. Oltrettutto Cirillo è a fine carriera, andrà in pensione a marzo del 2014. Non è escluso che anche la posizione di Marangoni si definirà allora.
Sono stati decisi altri spostamenti in ruoli importanti. Antonio Borrelli diventa capo della Direzione centrale Immigrazione e polizia di frontiera, al posto di Ronconi in pensione. E Lamberto Giannini dalla Digos di Roma passa alla guida del Servizio Centrale Antiterrorismo, dove arriva anche Mario Papa, in uscita dalla segreteria del Dipartimento che fu di Valeri. Uno dei pochi a pagare per come è stato gestito il caso Ablyazov.


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