by Sergio Segio | 28 Luglio 2013 9:34
MOSCA — Russia e Ucraina celebrano assieme l’anniversario della cristianizzazione; il presidente Vladimir Putin vuole che i due Paesi siano sempre più vicini e quindi sembra naturale che anche Kiev usi le maniere forti nei confronti di chi tenta di manifestare per criticare il potere. Ancora di più se si tratta di donne che mettono in piedi happening «scandalosi». A Mosca le ragazze del gruppo Pussy Riot che avevano ballato in chiesa sono ancora in galera e a Kiev ieri tre manifestanti a seno nudo di Femen sono state prelevate senza troppi complimenti da uomini in borghese che le hanno caricate su una macchina. Più tardi è venuto fuori che sarebbero state portate in commissariato per non aver obbedito agli ordini della polizia, ma per un po’ le altre militanti del gruppo ormai famoso in tutto il mondo hanno temuto un vero e proprio rapimento. Dopotutto fu proprio in Ucraina che nel Duemila il giornalista Georgij Gongadze venne portato a fare un giro in un bosco, sempre da sconosciuti, e poi fu ritrovato decapitato. E un’altra donna, Yulia Tymoshenko che capeggiava l’opposizione, si è presa una condanna a sette anni sulla base di accuse relative a fatti di parecchi anni fa ritirati fuori in un processo che l’Unione europea ha ritenuto avesse motivazioni politiche.
Per l’arrivo di Putin e del patriarca Kirill, le Femen erano pronte. Ma i servizi segreti si sono mossi con decisione. Già mercoledì 24 l’ideologo del gruppo, Viktor Sviatskij, era stato aggredito nella sede di Femen da sconosciuti. Ieri mattina è toccato alla leader del gruppo: un altro energumeno le ha sferrato un pugno in faccia sulle scale di casa.
Ieri, poi, l’intervento contro le tre ragazze. I russi ce l’hanno particolarmente perché le Femen ad aprile sono riuscite ad arrivare a due passi da Putin che si trovava ad Hannover con Angela Merkel e l’anno scorso intercettarono il patriarca sulla pista dell’aeroporto di Kiev.
La giornata di ieri invece era ritenuta particolarmente solenne e importante sia da Mosca che da Kiev. Mille e venticinque anni fa il principe Vladimir della Rus di Kiev si fece battezzare, avviando la cristianizzazione del suo popolo dal quale discendono i grandi Paesi slavi, Russia, Ucraina, Bielorussia. Alla cerimonia di ieri c’erano i due presidenti, Putin e Viktor Yanukovich, assieme ai colleghi di Moldova e Serbia. Poi i patriarchi delle chiese ortodosse.
Yanukovich vorrebbe in realtà avvicinare il suo Paese all’Europa. Ma per ora tutto viene rinviato proprio per il trattamento della Tymoshenko.
Putin corteggia l’Ucraina da tempo e chiede che anche Kiev aderisca all’unione doganale che ha creato. Solo che si tratta di un organismo alternativo alla UE, e del quale fanno parte solo Russia, Bielorussia e Kazakistan.
Fabrizio Dragosei
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