Pd, tensione sulle accuse di Renzi Ora Epifani guarda all’autunno

by Sergio Segio | 4 Luglio 2013 7:04

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ROMA — Ieri l’altro è stato il giorno dell’amarezza, l’ora della tentazione «mai così forte» di «non candidarmi». Ieri, invece, Matteo Renzi s’è goduto in silenzio il sondaggio del Tg3 che lo dà sempre in cima all’indice di gradimento dei politici e ha scatenato i suoi. «D’Alema, Bersani, Letta e Franceschini. Il Pd s’è ricompattato in un correntone unico contro Renzi», ha messo a verbale il deputato Angelo Rughetti. Una lista alla quale il suo collega Davide Faraone ha aggiunto il nome di Fabrizio Barca.

Ma non sono solo i renziani. Anche Goffredo Bettini, eminenza grigia del primo Pd veltroniano, s’è schierato col sindaco di Firenze. «Di tutto abbiamo bisogno tranne che di una santa alleanza contro di lui». Perché Renzi, aggiunge, «è la nostra unica risorsa per dare un governo democratico all’Italia e sconfiggere Berlusconi».

Bettini è pronto a presentare un documento in cui metterà in fila tutti questi pensieri. E in cui darà forma anche alla convinzione che Renzi non debba insistere «nel chiedere la coincidenza obbligatoria tra la figura del segretario e quella del candidato premier» .

Il clima da guerra fredda che si respira all’interno del Pd ha già prodotto il posizionamento sulla scacchiera di tutti i big. Dario Franceschini, per esempio, ha scritto una nota per negare l’esistenza «di un correntone o di una santa alleanza contro Renzi». Tra l’altro, «Matteo è la nostra principale risorsa e con lui bisogna discutere le regole e il percorso congressuale».

Il riferimento principale di tutti, dei renziani che attaccano e di Franceschini che difende, è alla riunione dell’area bersaniana «Fare il Pd» in programma oggi. La stessa in cui Stefano Fassina potrebbe mostrare le prime carte congressuali, tra l’altro di fronte a una sfilata di pezzi da novanta. Da D’Alema a Bersani, da Franceschini a Fioroni. I bersaniani negano che si tratti di una riunione di corrente. E infatti due dei fedelissimi dell’ex leader — Alfredo D’Attorre e Davide Zoggia — hanno tentato di convincere la giovane renziana Maria Elena Boschi a partecipare. Invano, pare.

Certo, le regole e i tempi del congresso. Eppure, dentro il Pd, c’è chi s’affatica per trovare un filo conduttore. «Sta succedendo qualcosa di strano. Non penso che il nemico di Renzi sia il Pd», sussurra il franceschiniano Antonello Giacomelli. «Pure lo scontro con Betori… Queste sono cose che lasceranno un segno», è l’osservazione di Beppe Fioroni. Anche tra i sostenitori del sindaco di Firenze c’è chi compulsa con sempre maggiore attenzione il fuoco di fila contro il «rottamatore» che arriva dal Pdl. Un coro a cui s’è aggiunta anche l’ironia di Pier Silvio Berlusconi: «Renzi lo farei entrare a Mediaset come conduttore. Ma la domanda è con o senza giubbotto di pelle?». Ironia che per il deputato Michele Anzaldi è l’ennesima prova «degli attacchi del Pdl contro Renzi».

La sensazione generale è che tutta la corsa che riguarda il futuro del Pd potrebbe cambiare all’improvviso. Anche perché se il sindaco di Firenze decidesse di rinunciare alla candidatura, è la scommessa di tanti, in campo tornerebbe l’unico papabile che finora s’è chiamato fuori. E cioè Guglielmo Epifani. Che adesso è il più solido alleato di Enrico Letta e che ieri, non a caso, ha stemperato le tensioni attuali spostando l’asticella in autunno: «Per il governo ci saranno due passaggi decisivi: la manovra di bilancio e la sentenza definitiva per Berlusconi». Il fatto che il segretario, tra i problemi di Palazzo Chigi, non citi le beghe di casa Pd («Congresso nel 2013, segretario non candidato premier»), ha molto a che vedere col messaggio in codice che D’Alema ha mandato giorni fa al sindaco di Firenze. Messaggio affidato al renziano Nardella: «Qua stiamo cercando un segretario. Ma non permetteremo a nessuno di mettere a rischio il governo. A nessuno…»

Tommaso Labate

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