by Sergio Segio | 30 Luglio 2013 6:53
MILANO — John Elkann prende tempo per cercare di formare un nuovo patto di sindacato per Rcs Mediagroup, ma l’accordo al momento non c’è. Nonostante una serie di incontri tra grandi soci, la loro prima riunione dopo l’aumento di capitale da 409 milioni, in programma domani, rischia dunque di essere interlocutoria. Anche se le disdette formali del sindacato che scade nel marzo 2014 dovranno pervenire entro il 14 settembre. Gli unici ad avere le idee già chiare in testa sono i rappresentanti di Mediobanca, Generali e gruppo Merloni che domani espliciteranno ufficialmente il loro proposito di disdire l’accordo e liberare le azioni sindacate. Con Fonsai anch’essa orientata, anche se non ufficialmente, sulla stessa strada. Queste posizioni dovranno confrontarsi con la nuova mappa dell’azionariato post aumento che è stata comunicata proprio ieri: la Fiat è salita al 20,55% diventando il primo socio della casa editrice, Mediobanca è stabile in seconda posizione con il 15,45%, Intesa Sanpaolo ha arrotondato al 6,54%, Pirelli (5,44%) e Fonsai (5,46%) hanno mantenuto quasi invariate le loro quote mentre il gruppo Pesenti ha dimezzato la partecipazione al 3,82%. Poi vi sono coloro che non hanno partecipato
all’aumento di capitale subendo una vistosa diluizione della propria quota: la famiglia Rotelli è scesa dal 16,66% al 4,28%, i Benetton sono calati all’1,066% e le Generali all’1,023%. Fuori dal patto di sindacato Diego Della Valle ha invece leggermente rafforzato la sua partecipazione che ora tocca l’8,99% mentre nel libro soci ha fatto la sua comparsa Urbano Cairo con il 2,84%. Nel complesso risulta “mappato” circa l’80% del capitale Rcs, con il flottante che sale al 20% rispetto al 12% della situazione pre aumento di capitale. Ma un 6-7% di questo 20% potrebbe essere parcheggiato presso qualche fiduciaria (si era fatto il nome della Spafid) in capo a diversi intermediari e pronto a compattarsi se ve ne fosse bisogno.
Elkann ha tentato sino all’ultimo di convincere Alberto Nagel, ad di Mediobanca, a sottoscrivere un nuovo patto, magari meno vincolante del precedente. Ma la decisione di Mediobanca di uscire da tutti gli accordi di sindacato, inclusi quelli di Telco e di Pirelli, è strategica ed è già stata annunciata al momento della presentazione del nuovo piano industriale di piazzetta Cuccia. Senza Mediobanca, peraltro, non è facile mandare avanti un nuovo accordo nel quale la Fiat, con il 20,5%, non abbia una posizione di comando o anche solo di potere di veto (che scatterebbe con il 51% delle azioni apportate al patto) e dunque di controllo ai fini del lancio dell’Opa. In pratica il nuovo patto non dovrebbe raggruppare meno del 41% del capitale e dunque dovrebbe trovare il consenso di Intesa Sanpaolo, Pirelli, Pesenti, Mittel, Edison, Lucchini e per arrivare alla soglia agognata dovrebbe provare a imbarcare Cairo. Al momento, comunque, non sembra esserci un consenso così ampio e probabilmente domani Elkann, in qualità di primo azionista (ma non sembra che abbia seguito le procedure previste dall’accordo avvertendo il presidente del patto e offrendo in opzione le quote agli altri partecipanti) cercherà di sondare il terreno in questa direzione. Cairo, Della Valle e i Rotelli non saranno comunque presenti alla riunione in quanto non facenti parte dell’accordo ancora in essere. Se le trattative per un nuovo patto non andassero a buon fine non si può escludere che Fiat possa rafforzare ulteriormente la propria posizione e lo stesso potrebbe fare Della Valle, forte della plusvalenza ottenuta con Saks.
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