Nasce la grande alleanza contro il sindaco

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ROMA — È un finale di battaglia: da una parte, bersaniani, dalemiani e giovani turchi che siglano la pace e fanno fronte comune contro Renzi, dall’altra il sindaco, le cui truppe si muovono ormai per la sua candidatura, a caccia di sottoscrizioni eccellenti, perché, come dice uno di loro, «adesso è il tempo che ognuno scopra il proprio gioco».

E poco importa se il suo, di gioco, Renzi non lo abbia ancora svelato: i movimenti strategici li ha già definiti, anche se continua a ripetere: «Non me l’ha ordinato il medico di fare il segretario». Ma i suoi veri intendimenti li ha spiegati ai fedelissimi: «Calma e gesso, sono tutti contro di me. D’Alema e Bersani hanno fatto la pace nel nome di Epifani di cui si fidano e usano la storia della stabilità di governo per darmi addosso. Ma io sostengo Letta, ci mancherebbe altro, penso solo che non si può congelare il Pd per le esigenze delle larghe intese, quasi fossero queste la proposta politica del nostro partito».

Insomma, Renzi sa bene che lo slittamento dei tempi del congresso e il mantenimento dello status quo, con Epifani alla guida del Pd, sono le armi che vogliono usare i suoi avversari interni. Come osserva Giorgio Tonini: «Adesso basta. Quando è troppo è troppo. Ma che vogliono ancora, dal Pd, questi mezzi capicorrente, vecchi-vecchi, giovani-vecchi? Adesso basta, lasciateci fare un congresso nei tempi e nei modi previsti dallo Statuto».

La macchina renziana è dunque partita, perché il sindaco sa che se si muove sarà difficile opporgli lo slittamento delle assise. È pronto a tutto, il primo cittadino di Firenze, persino a mediare sulla richiesta di far coincidere segretario e candidato premier, tanto, spiega ai suoi, «la leadership non si conquista per Statuto ma sul campo». Su un punto, però, Renzi non transige: l’elettorato delle primarie non si tocca. Già, perché un leader incoronato da milioni di elettori sarà inevitabilmente il candidato alla premiership. I suoi uomini stanno già preparando le firme per la candidatura. E chiederanno di schierarsi anche a chi renziano non è. Cinque nomi per tutti: Serracchiani, il presidente della provincia di Pesaro Matteo Ricci, Zingaretti, Fassino e il segretario regionale dell’Emilia Stefano Bonaccini.

Dall’altra parte della barricata si sta costituendo un’Union Sacrée contro il sindaco, anche se D’Alema la nega con uno sprezzante «è una cavolata». La grande alleanza anti-Renzi debutterà dopodomani nella riunione promossa dai bersaniani e allargata a dalemiani, giovani turchi e a quanti ci vorranno stare. Sarà presente anche Epifani, che dice: «Io sono un uomo di pace e raccomanderò l’unità». E il segretario con gli emissari del sindaco è stato più chiaro: «Spiegate a Matteo che può stare tranquillo, garantirò io che sia lui il nostro candidato premier». Ma Renzi non si fida: le assicurazioni se le prende da solo, ben sapendo che due ex margheritini come Franceschini e Letta potrebbero trovarsi in imbarazzo a sostenere un ex ds contro di lui.

D’Alema, che tramite Epifani, con cui ha colloqui frequenti, è tornato a ragionare con i bersaniani, ha capito che sarà difficile convincere il sindaco a rinunciare. E, da politico navigato qual è, si rende anche conto che lo slittamento del congresso rischia di diventare un boomerang.

Quindi è un’altra la strada da prendere. Perciò c’è un tentativo di far convergere i bersaniani, o almeno una parte di loro, su Cuperlo. Chiacchiere? No: lo rivela il vicedirettore di Europa Mario Lavia. Ma il problema è Bersani. Una fetta dei suoi ci starebbe, lui, però, fa ancora resistenza. Dunque, potrebbe essere un’altra la soluzione per stoppare Renzi. Quella di moltiplicare le candidature: Cuperlo, Fassina, Pittella, Civati, avanti tutti, per evitare che alle primarie per la segreteria il sindaco superi la soglia del 50 per cento. Meglio un segretario dimezzato che un segretario intero, se si chiama Renzi. E così il sindaco rischia di dover giocare la partita che non voleva, quella «io contro tutti», quella che gli ha fatto perdere le primarie la volta scorsa.

Maria Teresa Meli


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