Ma il governo accelera sull’anticorruzione “Un decreto anche contro il riciclaggio”

by Sergio Segio | 24 Luglio 2013 7:30

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ROMA — Un grande piano contro la corruzione. La malapianta di cui non si fa che parlare in Europa. Quella che divora 60 miliardi di euro l’anno alla nostra già provata economia. Un piano da far partire subito, per dare il segnale che in Italia si fa sul serio, che non si transige con funzionari approfittatori e pubblici amministratori ladri. La risposta ai tanti processi della magistratura, ma soprattutto alla gente che chiede pulizia e non è più disposta a fare sacrifici mentre la casta continua a rubare. È la carta segreta del governo Letta. O meglio, è la scommessa del premier in persona. Tant’è che a lavorarci — nella massima riservatezza, senza rivelazioni né ammissioni — è proprio lo staff del presidente a palazzo Chigi.
Rivelare le mosse non è facile. Ma Repubblica ha provato a capire che succede, di che norme si tratta, quali sono i tempi, quali le difficoltà, quali gli ostacoli politici e tecnici, quali i possibili nomi da spendere. Un intervento globale immediato, per usare le parole di Palazzo Chigi, è «difficile». È probabile che il piano anti-corruzione verrà spezzettato, uscirà in blocchi successivi. Il primo subito, già questa settimana o al massimo la prossima, nei consigli dei ministri prima della pausa estiva.
Nel decreto legge sulla sicurezza del ministero dell’Interno, in cui è previsto un intervento sul femminicidio, verrà inserita la novità di cui si è già molto parlato, il reato di auto-riciclaggio, la modifica dei reati 648-bis e 648-ter del codice penale, per cui potrà essere perseguito e punito anche il riciclaggio di chi possiede le somme e le ricicla, che invece oggi è escluso. Invariata la pena, da quattro a 12 anni.
Il resto del piano verrebbe rinviato a settembre. Nuovo falso in bilancio, rivoluzione nel sistema della prescrizione, piani regionali e nazionale contro la corruzione, nomina del responsabile della Civit, l’agenzia contro i corrotti, la cui dipendenza verrebbe spostata direttamente a palazzo
Chigi dall’attuale allocazione presso il ministero della Funzione pubblica. Infine il tasto più dolente, un eventuale passo indietro sul famoso “spezzatino” della concussione.
Aveva detto Enrico Letta proprio nel giorno della sua nomina da parte di Napolitano: «Nei primi cento giorni del mio governo interverrò sulla corruzione». Tant’è che, per farlo, ha insediato a palazzo Chigi un’apposita commissione, presieduta dal segretario generale Roberto Garofoli, che già nel precedente governo aveva diretto un’analoga commissione istituita per preparare la famosa legge Severino. Quel gruppo — tre magistrati come Raffaele Cantone, Elisabetta Rosi e Nicola Gratteri, il giurista Giorgio Spangher, Magda Bianco di Bankitalia — sta lavorando a un piano anticrimine e anti-corruzione.
Il risultato è un’azione complessa. Riguarda sia norme penali come il ripristino del vecchio falso in bilancio “ucciso” da Berlusconi nel 2001-2002 e per cui verrebbero riportate indietro le lancette dell’orologio all’originaria pena dei cinque anni, eliminando la perseguibilità a querela di parte. C’è il famoso intervento sulla prescrizione per rendere i termini compatibili con una seria lotta alla corruzione. Quest’ultimo è forse il passo di maggiore rilevanza politica in tutto il pacchetto, giustificato da una forte pressione dell’Europa. Di prescrizione si parla diffusamente anche nell’ultima direttiva Ue sulle frodi, che risale al luglio 2012, e che il governo vuole recepire il più in fretta possibile. La prescrizione sarà un sicuro terreno di scontro, perché l’ipotesi più gettonata, quella di bloccarla con il rinvio a giudizio (tesi sostenuta dal vice presidente del Csm Michele Vietti) non è ben vista dal Pdl. Con i berlusconiani Letta dovrà cercare una mediazione. Non facile in questi giorni che “incrociano” la possibile sentenza del processo Mediaset. Per questo di prescrizione si parlerà più avanti.
Quanto al caso concussione, le pressioni della magistratura per tornare al passato, per cancellare la contestata norma Severino che ha separato la concussione per costrizione (punita da 6 a 12 anni) dalla induzione (da 3 a 8 anni), con effetti deleteri sulla prescrizione ridotta di un terzo, sono forti. Ma a palazzo Chigi ritengono opportuno — prima di fare modifiche ulteriori che non toccherebbero i processi in corso — attendere la decisione delle sezioni unite della Cassazione che il 24 ottobre dovranno dire la loro sui due reati e dare una definitiva interpretazione.
A settembre è atteso il passo decisivo sul commissario anticorruzione. I candidati sono molti, a partire dall’attuale presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino. Letta è deciso ad ancorare fortemente quella figura, che diventerà la sua longa manus su tutta la materia, alla presidenza.

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