Ma il doppio segnale non ferma chi lavora per il logoramento

by Sergio Segio | 19 Luglio 2013 6:51

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Mettere a repentaglio questo governo provocherebbe «contraccolpi irreparabili nelle relazioni internazionali» ha avvertito, «e nei mercati finanziari».
Letta è un premier che sta ottenendo «riconoscimenti e apprezzamenti», ricorda Napolitano. E lascia capire che non coprirebbe operazioni tese a farlo cadere. È probabile che questo non basti ad archiviare i tentativi di logoramento nei confronti di palazzo Chigi, né le trappole. La guerriglia congressuale del Pd è in corso, e il Pdl rimane appeso alla sentenza della Corte di Cassazione su Silvio Berlusconi, il 30 luglio. Ma l’altolà è forte e inequivocabile. Tanto che viene da chiedersi perché sia stato necessario far lievitare le polemiche fino al punto da costringere Napolitano a riportare tutti alla realtà; e come mai Matteo Renzi e i suoi maldestri sostenitori abbiano sottovalutato il ruolo di garante svolto dal Quirinale verso Letta.
Si tratta di una rete protettiva che ieri il capo dello Stato ha steso per neutralizzare le convulsioni dei partiti della maggioranza. Ma evidentemente nel Pdl e soprattutto nel Pd qualcuno ha pensato che u n a  v i c e n d a  o s c u r a  come quella dell’espulsione illegale della moglie e della figlia di un dissidente kazako, potesse essere strumentalizzata per destabilizzare. Ma Napolitano è stato severo e insieme netto.
Ha descritto la vicenda come grave e inaccettabile, invitando tuttavia a non sovrapporre impropriamente i livelli.
D’altronde, con uguale chiarezza ha suggerito implicitamente a Berlusconi di aspettare «con rispetto» il verdetto della Cassazione, slegando l’esito del processo dalle vicende del governo. Renzi ha sostenuto di non essersi sorpreso del discorso di Napolitano. «Mi sarei sorpreso», ha dichiarato, «se avesse detto il contrario». In realtà, il colpo è andato a segno. L’intervento del presidente della Repubblica ha ridimensionato le sue pretese e le sue recriminazioni.
Dalla vicenda kazaka, proprio per l’insistenza con la quale ha cercato di strumentalizzarla, il sindaco esce più isolato, e soprattutto sovraesposto.
Per quanto lui lo neghi, è passata la convinzione che sia un aspirante sabotatore del governo Letta: tanto che per non fornire pretesti agli avversari, questa mattina i suoi senatori si dovrebbero allineare al Pd, non votando più la mozione di sfiducia ad Alfano proposta da Movimento 5 Stelle e Sel. E nell’ennesima intervista televisiva non ha smesso di punzecchiare Letta, accusando il proprio partito di avere usato il caso kazako per attaccarlo strumentalmente; e assicurando che non è lui a logorare il governo, ma il premier a «logorarsi da solo». Insomma, Napolitano ha ordinato la tregua, e la maggioranza ubbidisce: ma solo fino alla prossima occasione.

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