Lite Ue-Bolivia per il fantasma di Snowden

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PARIGI — «Presidente Morales, darebbe asilo politico in Bolivia a Edward Snowden, bloccato da oltre un settimana nell’area transiti dell’aeroporto di Mosca?», chiede lunedì sera Russia Today alla fine della conferenza sull’energia nella capitale russa. «Sì, perché no — risponde Morales —, siamo pronti ad accogliere quanti denunciano, non so come chiamarlo, lo spionaggio o il monitoraggio». È l’inizio del clamoroso malinteso che porta a una crisi diplomatica mondiale, ambasciatori convocati e bandiere francesi bruciate dalla folla a La Paz.

All’indomani, Evo Morales sale sull’aereo presidenziale con le insegne dell’«Estado plurinacional de Bolivia» e lascia Mosca diretto in patria, ma la sua risposta a Russia Today alimenta il sospetto che a bordo ci sia anche Snowden, l’uomo che ha denunciato la campagna di spionaggio della Nsa a danno dei cittadini americani ed europei. Lasciarsi sfuggire così il sedicente whistleblower — più semplicemente un traditore per le autorità Usa — sarebbe una beffa inaccettabile per Washington. Nessuna conferma ufficiale, ma è probabilmente dietro le pressioni americane che Francia, Spagna, Portogallo e Italia all’improvviso negano il sorvolo del proprio spazio aereo, nonostante i piani di volo fossero noti e approvati da tempo.

Parigi, in particolare, nell’imbarazzo evoca «ragioni tecniche». Morales è furibondo, l’aereo comincia a mancare di carburante ed è costretto ad atterrare all’aereoporto di Vienna, alle 21 e 40 di martedì. E il teatrino è appena cominciato: i poliziotti austriaci salgono a bordo per controllare i passaporti, ma non possono perquisire l’aereo «perché mancano i presupposti legali». Però resta il dubbio che Snowden sia nascosto nel jet: l’ambasciatore spagnolo offre a Morales l’apertura dello spazio aereo, ma a condizione di essere invitato «a prendere un caffè» a bordo. Il presidente, sempre più offeso, rifiuta: «Non sono un delinquente, abbiamo tutti il nostro orgoglio, la nostra dignità e nessuno può imporre questo genere di controlli a un presidente», dirà poi Morales. Alla fine, viene trovato un accordo con il ministero dell’Interno di Vienna: il presidente e il seguito scendono dal jet e vengono accolti dall’area Vip dell’aereoporto. A quel punto gli agenti austriaci possono dare un’occhiata all’aereo: Snowden non c’è.

Dopo 13 ore, Morales indice una conferenza stampa in aereoporto: «Sono stato praticamente rapito, si tratta di un errore storico, di una provocazione contro la Bolivia, un’aggressione a tutta l’America Latina da parte di certi paesi europei». Poi, finalmente, l’aereo presidenziale riparte, ottiene il permesso di entrare nello spazio aereo francese, intorno alle 13 di ieri sorvola le Alpi e atterra poi alle Canarie per una sosta tecnica, prima del decollo finale verso La Paz, dove intanto migliaia di persone si sono radunate davanti all’ambasciata francese gridando slogan contro Parigi — «Imperialisti, colonialisti!» — ma anche contro gli altri Paesi europei.

La ministra degli Esteri italiana Emma Bonino riferirà in Parlamento oggi alle 17, mentre le autorità boliviane annunciano la possibile espulsione degli ambasciatori europei e una denuncia presso il segretario generale delle Nazioni Unite. In Francia, il presidente Hollande si difende dicendo di avere concesso il permesso di sorvolo già martedì, «appena ho saputo che su quell’aereo c’era il presidente della Repubblica boliviana». In sostanza, per alcune ore Parigi avrebbe pensato che a bordo ci fosse Snowden, e non Evo Morales. Era vero il contrario.

È una gaffe senza precedenti nelle relazioni diplomatiche, e la prova dell’affanno che percorre in queste ore le capitali dei due lati dell’Atlantico. La Francia, pronta a chiudere il suo spazio aereo per impedire l’inesistente fuga di Snowden, allo stesso tempo minaccia di sospendere i negoziati sul trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, protestando per quell’attività di spionaggio venuta alla luce proprio grazie a Snowden. La Germania, invece, è contraria a ritorsioni: alla fine, dopo una giornata di ennesimo disaccordo franco-tedesco, il presidente della Commissione europea Barroso annuncia che i negoziati cominceranno come previsto la settimana prossima, ma allo stesso tempo gruppi di lavoro congiunti saranno chiamati a chiarire l’ampiezza dello spionaggio praticato da Washington ai danni dell’Europa. Intanto, Snowden continua a beffare il mondo.

Stefano Montefiori


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