Lavoro autonomo e lotta all’evasione, diamo un voto agli Studi di settore

by Sergio Segio | 27 Luglio 2013 8:30

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Così non è, esiste uno strumento di accertamento – gli studi di settore – che ormai conta almeno 15 anni di vita e che non può essere dimenticato. Non funziona? Va ridisegnato o va solo emendato? Queste sono le domande alle quali bisogna rispondere altrimenti, come avviene troppo spesso, il dibattito pubblico finisce in rissa ideologica. Il primo ministro ad aver attuato gli studi di settore è stato Vincenzo Visco ma successivamente tutti i responsabili che si sono avvicendati alle Finanze, compreso Giulio Tremonti, hanno confermato quella scelta proprio come strumento per la lotta all’evasione. Come i tecnici della materia amano ripetere gli studi di settore non sono delle «medie» ma via via grazie alla sofisticazione delle banche dati e delle tecnologie lo strumento è diventato più puntuale. Oggi ci sono 206 studi di settore che si applicano a 3,7 milioni di imprese e hanno prodotto 3 mila gruppi omogenei di contribuenti. Non siamo quindi alla statistica del pollo ma molto più avanti in virtù di un doppio meccanismo, la concertazione tra il fisco e le categorie e la collaborazione con i tecnici della Sose.

Quando si parla del recupero di evasione si citano sempre i 10-12 miliardi annui affluiti in più all’erario, si dimentica la costante e graduale emersione di base imponibile che anno per anno è stata generata proprio dagli studi di settore (e riconosciuta dalla Corte dei Conti), che avevano come esplicito obiettivo proprio quello di elevare la contribuzione. Gli studi hanno retto, in virtù di qualche correttivo congiunturale, anche alla Grande Crisi e hanno visto quindi confermata la loro rappresentatività dell’universo del lavoro autonomo. Non a caso il disegno di legge delega di riforma fiscale, elaborato sotto il governo Monti, confermava la scelta fatta da Visco alla fine degli anni 90 e successivamente le forze politiche che sorreggono il governo Letta con un’iniziativa parlamentare bipartisan hanno ripresentato il testo Monti. A che serve ricordarlo? Ad evitare la frustrazione di un’opinione pubblica alla quale viene sempre riproposta la cifra monstre di 120 miliardi di evasione senza raccontare (anche) le cose che si stanno gradatamente facendo. Riproporre l’anno zero serve solo a seminare zizzania. 

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