L’atto d’accusa e i super compensi per l’ingegnere e i suoi familiari

by Sergio Segio | 18 Luglio 2013 7:11

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Ed emerge in maniera chiara, secondo gli inquirenti, dalle intercettazioni disposte dal gip di Torino nell’inchiesta per falso in bilancio e manipolazione del mercato.

Illuminante per i magistrati è una conversazione tra gli ex amministratori delegati di Fonsai Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta, intercettata il 29 maggio scorso al caffé Norman di Torino. Erbetta: «Torino (la Procura, ndr) ha in mano le dichiarazioni di Gismondi, che anche se è vero che le ha certificate, noi lo sapevamo già che nel 2009 c’erano 500 (milioni di euro, ndr) di sottoriservazione che poi nel 2012 sono diventati 800, sotto certi punti di vista ha ragione. Ci sono anche delle mail che la Procura ha, niente di che, poi lo sai meglio di me, la storia è cominciata con la vicenda Imco e Sinergia (holding dei Ligresti fallite nel 2012, ndr) alla quale è seguita la connivenza di Unicredit e Mediobanca». E dopo aver espresso preoccupazioni per un eventuale sequestro preventivo, Marchionni aggiunge: «Madonna, non finisce più ‘sta storia. Speriamo che ci si ferma a questa ipotesi qua, che non salta fuori tutta la storia della parte immobiliare e della corruzione altrimenti viene fuori un casino».

Nelle 135 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli arresti domiciliari Salvatore Ligresti, e in carcere le figlie Jonella e Giulia — Paolo è ricercato all’estero — oltre agli ex manager Erbetta, Antonio Talarico e Marchionni (gli ultimi due ai domiciliari) emerge uno spaccato «inquietante» — parole del pm Vittorio Nessi — di come i Ligresti per anni hanno gestito la seconda compagnia assicurativa del Paese. A cominciare dalla ricerca del metodo attuariale (cioè la stima probabilistica delle spese future per i risarcimenti dei sinistri) che potesse essere più favorevole alla compagnia e di conseguenza ai Ligresti, che ne traevano vantaggi sotto forma di dividendi e di benefit personali. Oltre ai compensi da decine di milioni, solo per Salvatore Ligresti c’erano a disposizione dieci persone tra segretarie e autisti, foresteria a Milano e abitazione (senza contratto) con abbonamento a Sky e tre auto, pur essendo formalmente solo presidente onorario; per Jonella cinque persone più ufficio a Milano e casa a Roma e sei auto; per Giulia otto persone di cui quattro che lavoravano per la sua società di moda, Gilli, pur essendo dipendenti di Premafin e Milano Assicurazioni, più uffici e casa a Milano e cinque auto; per Paolo otto persone, più uffici e casa a Milano, nove auto e uno scooter. I Ligresti erano direttamente coinvolti nella gestione, come emerge dalle intercettazioni tra Marchionni e Talarico: «Ma come fa Jonella (ex presidente Fonsai, ndr) a dire “Io non c’ero, se c’ero dormivo”», dice Marchionni. E Talarico: «Allora i 700 mila euro in più che prendevi rispetto all’amministratore delegato devi darli indietro, deficiente». Ma oltre al fumus del reato, per il magistrato era forte il pericolo di fuga, per le disponibilità di case all’estero per Paolo — che infatti è in Svizzera — e Giulia, per i 2,5 milioni che la minore delle sorelle Ligresti ha bonificato a gennaio 2012 verso una destinazione ancora sconosciuta e anche per la possibilità di noleggiare rapidamente un aereo e per la disponibilità di un elicottero. Per Marchionni, Erbetta e Talarico era invece concreto il timore che inquinassero le prove.

Fabrizio Massaro

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