Indesit, 5mila in piazza: “Per il futuro dei nostri figli”

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ROMA — I lavoratori e i loro familiari. La musica e le lacrime. La solidarietà dei commercianti, per quattro ore a saracinesche abbassate. E soprattutto quel coro: «Lavoro, lavoro». Ieri a Fabriano lo ha gridato un’intera città, sindaco e vescovo in testa: 5mila persone, molte più delle 3mila previste, scese in strada per chiedere all’Indesit, cuore industriale della località marchigiana, di ritirare il piano di ristrutturazione presentato ai sindacati un mese fa. Che prevede 1425 esuberi,
la gran parte operai, sui 4300 dipendenti italiani. «Siamo in piazza per il futuro dei nostri figli».
Dopo una settimana di scioperi a singhiozzo nelle fabbriche del gruppo, ieri era in programma un’astensione generale di 8 ore. A Fabriano sono arrivate le delegazioni dell’impianto campano di Teverola- Carinaro (Caserta) e di quello di Comunanza (Ascoli Piceno). C’erano anche alcuni esponenti dei centri sociali, una ventina di persone che a metà giornata, quando il corteo ha raggiunto il quartier generale della società, hanno tentato di fare irruzione all’interno. Sono stati respinti dalla polizia tra i fischi dagli altri manifestanti: brevi momenti di tensione e nessun ferito in una giornata pacifica. Ma che non ha risparmiato dure critiche alla famiglia Merloni, la cui storia imprenditoriale da tre generazioni è legata a quella della città. «1425 volte no: vergogna!», ha urlato più volte il corteo all’indirizzo della dirigenza, che ha annunciato di voler spostare l’assemblaggio degli elettrodomestici tra Polonia e Turchia, dove il lavoro è più economico.
Da una parte il crollo del mercato del “bianco”, dall’altra costi di produzione «non più sostenibili»: queste le considerazioni alla base del piano. Che dovrebbe lasciare in Italia solo le linee degli elettrodomestici a incasso e l’alto di gamma. «Le aziende prendono i soldi e scappano – ha commentato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso – invece di essere i soggetti che contribuiscono a vedere come il Paese possa uscirne». Nel programma di Indesit si parla di esuberi, non di licenziamenti, e nei giorni scorsi Alessandra Merloni, presidente della holding di famiglia e pronipote del fondatore Aristide, ha rassicurato che la società «non lascerà l’Italia». Ma per l’economia del Casertano e per quella di Fabriano il ridimensionamento rappresenta un colpo durissimo, «con effetti a cascata per il tessuto economico e sociale della città», ha detto il sindaco Giancarlo Sagramola. Le organizzazioni sindacali, Fiom, Fim e Uilm, chiedono all’azienda di fare marcia indietro e al governo di intervenire. Il prossimo 16 luglio è in programma un incontro al ministero dello Sviluppo economico.


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