Ilva, Bondi costretto al dietrofront “Mai data la colpa alle sigarette”
BARI — È stato tutto un equivoco. «Non ho mai detto che il tabacco ha fatto più danni dell’Ilva ». Enrico Bondi prova a fare marcia indietro, tentando così di spegnere le polemiche nate dopo la relazione inviata agli enti locali nella quale attribuiva le malattie tumorali nella zona di Taranto al consumo di tabacco negli anni ‘70 e all’alcol. Posizione che aveva fatto indignare la politica: da Sel al M5S, passando per pezzi del Pd, in tanti avevano chiesto le sue dimissioni. Ieri il tentativo di aggiustare le cose. «Io — dice Bondi — so perfettamente che le emissioni dello stabilimento hanno avuto rilevanti impatti anche sanitari, altrimenti non sarei qui». Perché quella relazione allora? «Ho soltanto ritenuto doveroso inoltrare un parere di quattro docenti universitari, chiesto loro dall’Ilva, come contributo al procedimento avviato dalla Regione». Una scelta, anche questa, che però lascia perplessi in molti: «Bondi è il commissario del governo — dicono le associazioni ambientaliste — Non può comportarsi come un commissario dei Riva: perché ha usato quel vecchio documento?».
La relazione degli esperti tra l’altro ieri mattina era stata ritenuta «irricevibile» da un punto di vista scientifico dal direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, che aveva chiesto al Governo di intervenire. Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, già domenica aveva convocato Bondi: ieri però dopo il comunicato di Bondi, la tensione si è stemperata e i due si vedranno, ma a fine della settimana. «La posizione di Bondi non è in quelle parole» lo ha difeso il subcommissario scelto da Orlando, Edo Ronchi. Mentre sia il presidente della Regione, Nichi Vendola, sia i deputati del Pd (da Ermete Realacci ad alcuni esponenti pugliesi) invitavano Bondi al passo indietro.
Intanto la tensione in città è molto alta: ieri, alla presentazione di un progetto che chiede ai cittadini di farsi “sentinelle” e avvisare in caso di puzze, il sindaco Ippazio Stefano è stato duramente contestato da un gruppo di cittadini, tanto da dover lasciare il convegno scortato dalla Digos.
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